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La beffa dopo l'attacco hacker nel Lazio: cosa può succedere

In consiglio regionale spunta un emendamento del vice presidente Daniele Leodori per aumentare di 3,5 milioni i fondi a disposizione di Lazio Crea per la "promozione culturale del territorio". Ma la società è la stessa che gestisce i sistemi informatici bucati dagli hacker

La beffa dopo l'attacco hacker nel Lazio: cosa può succedere

Mentre si lavora a pieno ritmo per ripristinare i sistemi informatici dopo l’attacco hacker che da ieri tiene in ostaggio i dati di milioni di cittadini e imprese, il consiglio regionale del Lazio, nonostante le difficoltà provocate dai pirati informatici, si è riunito per discutere l’assestamento di bilancio.

Ma tra gli emendamenti presentati ce n’è uno in particolare che fa discutere. Si tratta di una modifica alla proposta di legge regionale 294 del 2021 sulle "Disposizioni collegate alla legge di stabilità regionale 2021 e modificazioni di leggi regionali", firmato dal vice presidente della Regione e assessore al Bilancio, Daniele Leodori, che propone di aumentare di 3,5 milioni di euro per il 2021 l’autorizzazione di spesa per le “attività di promozione culturale, sociale e ambientale e di valorizzazione del patrimonio regionale” di Lazio Crea.

Niente di strano, se non fosse che la società a cui la giunta Zingaretti vorrebbe destinare ulteriori fondi per organizzare feste, sagre ed eventi culturali nel 2021, è la stessa società partecipata che si occupa del sistema informativo regionale e della "semplificazione e digitalizzazione dei processi interni", e quindi anche della sicurezza informatica.

Proprio dal pc di un dipendente di Lazio Crea di Frosinone, secondo quanto reso noto ieri da Repubblica, che citava fonti di intelligence, sarebbe partito l’attacco hacker che da due giorni sta mettendo in ginocchio l’ente, bloccando anche le prenotazioni dei vaccini anti-Covid. C’è quindi chi si domanda se non sarebbe stato più giusto destinare quei soldi in più al rafforzamento dei sistemi di cybersecurity, piuttosto che alle, pur lodevoli, iniziative di promozione culturale del territorio.

Anche perché, sono diversi gli esperti, come Fabiana Lanotte, intervistata da La Presse, che sostengono che quello sferrato ai server del Lazio non sia un attacco inedito e neppure "particolarmente complesso". "In diversi casi le pubbliche amministrazioni non seguono norme e pratiche di sicurezza", ha spiegato l’analista, che ha lavorato anche a Palazzo Chigi, mentre "rendere i servizi informatici pubblici sicuri deve essere una priorità sia per le piccole amministrazioni che per quelle centrali".

Anche il coordinatore di Forza Italia, Antonio Tajani, punta il dito contro la mancanza di attenzione della giunta Zingaretti. "La Regione Lazio avrebbe potuto vigilare meglio, ci sono secondo me delle responsabilità politiche perché i sistemi non erano così sicuri come si vuole far credere", ha commentato da Napoli il numero due del partito di Silvio Berlusconi. "Il governo regionale del Lazio e tutta la pubblica amministrazione italiana deve fare una riflessione – ha aggiunto - perché non ci siano nuovi attacchi cibernetici".

Anche Lega e Fratelli d’Italia si scagliano contro l’amministrazione locale. "Siamo passati dal terrorismo all'invasione tedesca fino alla barzelletta del più grande attacco mai messo a segno in Italia. Zingaretti non ha le prove di quanto afferma. Pensi semmai a far ripartire la macchina e a garantire il rispetto della privacy di tutti i dati che potrebbero essere finiti nelle mani degli hacker", è l’affondo del deputato leghista Massimiliano Capitanio, che annuncia un’interrogazione sulla vicenda in Parlamento.

"Se di attacco terroristico si è trattato, dov'è la motivazione politica o ideologica, la rivendicazione?”, incalzano pure i deputati di Fratelli d’Italia Federico Mollicone e Alessio Butti, che sottolineano la necessità di rendere operativa "il più presto possibile l'Agenzia per la cybersicurezza nazionale".

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