"Bene l'autonomia ma rispetti i princìpi dettati dalla Corte"

Mattarella al Festival delle Regioni chiude la disputa sul tris dei governatori. "Leale collaborazione nelle rispettive competenze, lo ha chiesto la Consulta"

"Bene l'autonomia ma rispetti i princìpi dettati dalla Corte"
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C'è una Carta, c'è pure una Corte che fissa «i confini» e smista il traffico di competenze. Ci sono sentenze che stabiliscono chi dove quando e su cosa comanda, e anche per quanto tempo, perciò, dice Sergio Mattarella, non è difficile, basta seguirle per smorzare le tensioni e assicurare la «leale collaborazione istituzionale». E quindi, «affinché l'ordinamento della Repubblica funzioni, è indispensabile che Regioni e Stato lavorino insieme proficuamente nel rispetto dei limiti delle proprie competenze stabilite dalla Costituzione».

Tra i limiti, fa intendere il presidente, la durata degli incarichi di governo. La Consulta ha detto no al terzo mandato? Basta allora, capitolo chiuso, inutili i ricorsi e le leggi locali, come quella della Provincia di Trento, che tra le proteste della Lega il Consiglio dei ministri ha già impugnato. Quanto alla sanità, dobbiamo metterci d'accordo: senza «il concorso» tra amministrazioni, diventa «impossibile tutelare gli interessi e la salute della collettività».

Sono più di vent'anni che l'Italia è alla ricerca della sintesi tra autonomia e unità. Un'equazione piuttosto complicata e politicamente incandescente, che Mattarella prova a risolvere parlando al Palazzo Ducale di Venezia, al festival delle Regioni e Province. Con la riforma dell'elezione diretta dei governatori «sono state incrementate in misura rilevante le competenze legislative delle Regioni» e il principio dell'autonomia «presente tra quelli fondamentali nella nostra Carta fin dall'origine, ha avuto ampia attuazione».

Certo, poi è iniziato un periodo confuso. Scontri, ricorsi, riforme contrapposte. «Il nuovo assetto ha avuto bisogno di tempo per assestarsi. Nella fase iniziale, com'è noto, si è manifestato un elevato tasso di conflittualità comprensibile». Ora va meglio, grazie agli interventi della Consulta «la giurisprudenza lo ha riportato a livelli fisiologici, assicurando stabilità». Il filo rosso che li unisce è «il principio della collaborazione». Attribuzioni precise, limiti delle competenze, rispetto, nessuno «sconfinamento». Ognuno al suo posto. «Vale per i diversi livelli di governi ma anche nei rapporti tra i poteri». Vale pure per il Quirinale. «Lo stesso presidente della Repubblica è tenuto ad adottare questo metodo».

La situazione però è tutt'altro che tranquilla. Il progetto di autonomia differenziata e della gestione della sanità sta spaccando nord e sud, destra e sinistra. E qui Mattarella non può che ripetere la linea sancita dalla Corte Costituzionale, la «leale collaborazione». I vari livelli di governo, tra necessità di bilancio e diritto alla salute, si siedano a un tavolo e trovino un'intesa. Occorre «superare gli intollerabili divari tra i diversi sistemi regionali» e «garantire una copertura universale e un accesso uniforme alle prestazioni sull'intero territorio della Repubblica». No alla doppia velocità e al turismo sanitario.

Insomma, insiste il capo dello Stato, «l'autonomia si dimostra vantaggiosa e trova adeguata valorizzazione quando esercita le sue funzioni secondo una ragionevole applicazione dei principio di sussidiarietà, efficienza e differenziazione». Smettiamola quindi di litigare, anzi i vari organi devono trovare una quadra per «coltivare un rapporto e gestire le intersezione». C'è un solo fine comune, «il bene dei cittadini». C'è, è vero, pure un problema di soldi.

«Siamo sottoporsi, dal biennio 2008-2009, a una dinamica di costi crescenti». C'è inoltre un problema di «razionalizzare e riqualificare i servizi». Conclude allargando il discorso: «Servono riforme coraggiose per affrontare i punti di debolezza del sistema economico e strutturale del Paese».

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