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Bene Valditara. Prof e presidi siano neutrali

L'ormai ben nota vicenda dell'episodio di violenza accaduto fuori da un liceo fiorentino, con la lettera della preside Annalisa Savino (e le connesse polemiche), è stata oggetto di molti contrastanti commenti.

Bene Valditara. Prof e presidi siano neutrali

L'ormai ben nota vicenda dell'episodio di violenza accaduto fuori da un liceo fiorentino, con la lettera della preside Annalisa Savino (e le connesse polemiche), è stata oggetto di molti contrastanti commenti. Un aspetto che, tuttavia, sinora non è stato messo in evidenza è il rispetto del principio di imparzialità (o neutralità) di un docente, e a maggior ragione di un dirigente scolastico.

In realtà, la comunità educante italiana ha sempre affermato con forza l'importanza che, nell'esercizio delle loro funzioni, docenti e dirigenti si astengano dal cercare di influenzare, direttamente o indirettamente, le opinioni politico-elettorali dei propri studenti. Sono andato a riprendere quanto scritto da Alessandro Giuliani, su «Tecnicadellascuola.it»: «Niente messaggi politici a scuola. Su questo siamo tutti d'accordo (...) La formazione critica degli studenti non si plasma in base alle posizioni e alle convinzioni personali di chi insegna o di chi invia messaggi tra le righe, approfittando della sua posizione di opinion leader, ma si realizza giorno per giorno, fornendo loro, con obiettività massima, contenuti, conoscenze e strumenti». Il pensiero di Giuliani è talmente cristallino da non richiedere alcuna spiegazione. Dunque troviamo riaffermato con grande convinzione quello che abbiamo chiamato il principio di neutralità e imparzialità della funzione docente rispetto agli orientamenti degli studenti. Poiché anche le acquisizioni reputate come più consolidate possono andare incontro a dimenticanza o sottovalutazione, bene ha fatto il ministro Valditara a ricordare, all'intera comunità scolastica nazionale, il suddetto principio. E lascio al libero giudizio del lettore stabilire, semplicemente rileggendo la lettera della dirigente Savino, se ella abbia o meno (pur con il beneficio delle migliori intenzioni) influenzato, anche semplicemente fra le righe, il pensiero e l'opinione politica dei suoi studenti (con il rischio di «eterodirigerli»).

Al di là del campo delicatissimo della scuola, è evidente che il principio di neutralità deve valere per ogni funzionario o dirigente dello Stato. Cosa penseremmo, infatti, in un dibattito televisivo a commento di un fatto, un prefetto ci invitasse a deprecare un qualsiasi partito rappresentato in Parlamento? O se lo facesse un questore? O anche un semplice poliziotto per strada? Cosa penseremmo se ci capitasse di udire qualcosa di simile nella corsia di un ospedale, da un medico o da un primario? In conclusione, parlare anche di politica a scuola è certamente giusto (il discorso politico è in qualche modo insito nella stessa natura umana), mentre è scorretto «fare politica». Vi sono altre sedi opportune per questa pratica, diversamente dalle aule e dagli uffici scolastici. Che possono e devono occupare un ruolo essenziale nella promozione del dialogo e del rispetto reciproco.

Articolo di Maurizio Masi segretario nazionale Uspur (Unione sindacale professori universitari e ricercatori)

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