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Benzina, Antitrust contro le compagnie

Indagine sui prezzi applicati dai 5 big. Oggi nuovo tavolo governo-sindacati sul decreto

Benzina, Antitrust contro le compagnie

L'Antitrust ha avviato istruttorie con ispezioni nei confronti di Eni, Esso, Ip, Kuwait Petroleum Italia e Tamoil. L'Autorità ha riscontrato irregolarità nell'applicazione alla pompa di un prezzo diverso da quello pubblicizzato, nonché per l'omessa comunicazione dei prezzi dei carburanti al portale «Osservaprezzi carburanti». Dai controlli è emersa «un'omessa diligenza» da parte delle compagnie nei controlli sui distributori. Eni, Esso, Ip, Kuwait Petroleum Italia e Tamoil «non avrebbero adottato misure o iniziative idonee a prevenire e a contrastare queste condotte illecite a danno dei consumatori». Immediata la replica del gruppo guidato dall'ad Claudio Descalzi che ha ribadito la «piena collaborazione nell'ambito dell'istruttoria» e «la totale correttezza» del proprio operato anche attraverso l'adozione di misure ad hoc «contro eventuali comportamenti impropri». L'Unem, l'associazione confindustriale del settore, ha garantito invece sulla trasparenza di tutti gli associati.

L'intervento dell'Authority presieduta da Roberto Rustichelli ha indispettito, però, le sigle sindacali dei gestori degli impianti di distribuzione. Per Roberto Di Vincenzo, presidente Fegica-Cisl, dopo che il governo ha «certificato formalmente il comportamento assolutamente corretto dei gestori nell'incontro della scorsa settimana, prima la pubblicazione di un decreto pasticciato e senza alcuna efficacia sui prezzi» arriva la notizia dell'avvio di «una istruttoria che indagherebbe sui petrolieri non per le loro eventuali responsabilità ma perché non avrebbero sorvegliato i benzinai evidentemente rei di aver speculato sui prezzi». Il governo, ha proseguito, «non può continuare ad avere sette anime l'una contro l'altra armata e sette posizioni diverse che finiscono inevitabilmente per scaricarsi sui cittadini di questo Paese e pure su una intera categoria di lavoratori». Anche Faib-Confesercenti ha conferma il giudizio di «forte contrarietà sul decreto Trasparenza» per la «norma che conferma l'obbligo di un nuovo cartello e l'inasprimento inaccettabile delle sanzioni».

Insomma, lo sciopero del 25 e 26 gennaio, che sembrava formalmente scongiurato, resta sul tavolo e oggi al ministero delle Imprese il governo dovrà cercare un appeasement. contro «questo provvedimento inutile e dannoso resta congelato, in attesa dell'incontro di martedì già fissato al ministero delle Imprese e del made in Italy». «Si eliminino adempimenti che risulterebbero inutili e si riveda il sistema sanzionatorio, senza duplicazioni e senza accanimenti», ha proseguito la Faib. Si perseguano con razionalità gli strumenti utili per dare informazioni corrette ai consumatori, ma si eviti la giungla cartellonistica che creerebbe solo confusione. «All'opinione pubblica viene rimandato che non siamo corretti ed è un messaggio che non ci piace: è l'ultima occasione utile per scongiurare lo sciopero», ha tagliato corto il presidente Figisc-Confcommercio Bruno Bearzi.

L'esecutivo, pertanto, è chiamato a fornire garanzie di subitanee modifiche al dl in sede di conversione se vuole bloccare lo stop dei distributori. Un'interpretazione un po' troppo «tecnicistica» del legislativo che, di fatto, ha smontato il lavoro politico.

Senza contare che bisogna ancora affrontare il dossier relativo alle accise mobili.

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