«Qui vive un antifascista», Beppe Sala. Il sindaco di Milano ha affisso al suo portone questo cartello, ieri, in risposta alla spregevole, infame scritta che a Mondovì ha imbrattato la casa del figlio di una ex deportata («Juden hier», «Qui ci sono ebrei») evocando l'orrore nazista.
«Antifa hier» ha replicato Sala, ma la sua - purtroppo - è una risposta di facciata. La realtà è che la sinistra, in tema di antisemitismo, non ha le carte in regola. Saranno i paraocchi dell'ideologia o la malafede, ma è strabica: vede solo metà del problema, anzi un terzo. Denuncia l'antisemitismo di estrema destra, sì, ma si tappa gli occhi di fronte a quello di sinistra, e non vuole vedere l'antisemitismo islamista. Nella Milano di Sala i reduci dei campi di sterminio sono stati insultati dagli autonomi dei centri sociali, antifascisti «doc». E nel cuore dell'Europa, in Francia, gli ebrei sono minacciati dai fanatici dell'islam. Ma chi si ricorda di Ilan Halimi, che nel 2006, a 24 anni fu rapito e torturato per tre settimane da una banda islamista? Chi conosce il nome di Mireille Knoll, scampata al rastrellamento del Vélodrome d'Hiver e quasi 80 anni dopo anni accoltellata e bruciata in casa sua? «Grazie compagni antifascisti, ma ad ammazzarci oggi sono gli islamisti» disse, parlando col Giornale, l'assessore alla Cultura della comunità ebraica Davide Romano. Erano i giorni in cui non si faceva che parlare di un blitz di un gruppetto di «skinhead» a Como: cioè l'irruzione - con proclama - nella sede di un'associazione pro-migranti. In quei giorni nessuno si mobilitò invece per il sit-in con un migliaio di persone in una piazza di Milano, il 9 dicembre, quando fu gridato forsennatamente per otto volte uno slogan jihadista che invocava la morte degli ebrei. Fra piazza Cavour e la sede del Comune ci sono 800 metri, e non ci fu reazione quando si udirono insulti feroci contro Israele e invocazioni ai «martiri», e non ci fu neppure quando anche i bimbi inneggiarono all'Intifada.
La Comunità ebraica, in quel caso, fu costretta a chiedere un intervento al sindaco, che arrivò il 3 gennaio, col Pd che definì quello scempio del 9 dicembre il «segnale di una deriva antisemita di matrice neofascista». Ma di fascisti non c'era traccia in quella piazza, anzi sventolavano bandiere rosse e falci e martello di vecchi comunisti. E risuonava l'invocazione «Allah u akbar».
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