Fabrizio de Feo
Roma Nella disperata ricerca di testimonial per il Sì al referendum istituzionale il Pd di Matteo Renzi si allarga un po' e scomoda simboli e storia del Partito comunista. Avviene così che il premier tiri in ballo Enrico Berlinguer - «anche lui voleva una Camera sola» - omettendo di aggiungere che il ddl Boschi non abolisce affatto il Senato e che il segretario del Pci ragionava in un quadro rigidamente proporzionalista. Un'uscita che fa seguito alla querelle accesa da Maria Elena Boschi sui «veri partigiani» che voterebbero Sì (anche se nel congresso dell'Anpi ci sono stati 300 No alla riforma e tre astensioni). A chiudere il cerchio delle frasi estrapolate e adattate alla bisogna arrivano anche due manifesti con il logo dem recanti uno una foto di Pietro Ingrao, l'altro di Nilde Iotti con loro frasi contrarie al bicameralismo. La responsabile comunicazione Pd Alessia Rotta precisa che i poster non sono ufficiali ma probabilmente creati da militanti. Questo, però, ovviamente non basta a stemperare il fuoco della polemica.
Le risposte più pesanti arrivano dalle figlie di Berlinguer e Ingrao. Bianca Berlinguer, direttrice del Tg3 dal 2009, scrive una lettera al Corriere della Sera (intervenendo sulla materia familiare «per la seconda volta in oltre 30 anni») in cui sostanzialmente chiede di non tirare per la giacchetta suo padre e soprattutto di coglierne la «lezione di libertà». Libertà di pensiero e di espressione che a suo dire dovrebbe essere applicata anche da l'Unità nei confronti dell'editorialista Massimo Franchi ai cui danni è stato aperto un provvedimento disciplinare per alcuni tweet critici verso il renzismo. «La sua colpa è un tweet di apprezzamento dell'azione politica di mio padre: Propugnare che Berlinguer sbagliasse su Eurocomunismo e questione morale e che invece dovesse allearsi con Craxi è molto renziano». Franchi spiega la Berlinguer, viene messo sotto accusa anche per un secondo tweet: «Abbassando sempre di più la soglia gramsciana dell'intransigenza si ritrovarono in compagnia di revisionisti, faccendieri, piduisti. Ma siamo di sinistra, rispondono».
Un invito più diretto a non strumentalizzare le parole del padre arriva da Celeste Ingrao. «Si prendono a pretesto frasi pronunciate da mio padre in tutt'altro contesto e avendo in mente tutt'altra riforma. Non so chi siano gli ultras renziani che hanno avuto questa brillante idea. Se bisogna metterci la faccia ci mettessero la loro e quella dei loro ispiratori». All'Huffington Post aggiunge di aver pensato di querelare gli autori del manifesto. Il Pd, spiega ancora, «dimentica di citare il resto della proposta del Pci di allora: sopprimere il Senato ma eleggere i deputati alla Camera con il proporzionale per garantire piena rappresentanza al popolo.
Questa parte viene completamente dimenticata e, anzi, stravolta perché nella riforma entra anche l'Italicum». Duro il giudizio anche di Maria Luisa Boccia, nipote del leader Pci: «Il Pd di Renzi usa in modo cinico e strumentale la sua immagine e le sue parole».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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