Berlusconi apre alle larghe intese. Non subito, ovvio. Ma non esclude, dopo il voto, la possibilità di una Grosse koalition con il Pd. Ne parla a margine della visita al Colle, in occasione dei tradizionali auguri di Natale al Quirinale. Che la sua sia già ora un'opposizione responsabile lo aveva detto più volte. Sul terrorismo, ad esempio. La novità è che anche sul dossier Monte dei Paschi Forza Italia non farà le barricate. Il Cavaliere lo dice chiaro a Gentiloni. Una stretta di mano cordialissima quella tra il premier e Berlusconi che assicura: «Noi ci siamo su tutto, a partire dal voto su Mps». E ancora: «Mps è importante, una delle prime banche italiane, a cui sono legato per affetto quando iniziai la mia carriera di imprenditore. Va salvata checché ne dica l'Europa». Parla di banche e dice che «mi si accappona la pelle a pensare che 150 miliardi sono stati sottratti alle banche dalle famiglie che hanno paura e vogliono mettere i soldi sotto il materasso. Un fatto grave perché non c'è circolazione di liquidità. È per questo che le banche non concedono più il credito. Figuratevi che anche a me che, grazie al lavoro che ho fatto per una vita, ho una certa posizione alle spalle, hanno detto ma perché non ipoteca la casa in Sardegna?. Io ho risposto andate al diavolo».
Toni e sostanza lontani mille miglia da quelli di Salvini che continua a chiedere il voto subito e il Mattarellum. Ma Forza Italia non ci sta: ergo il Mattarellum è destinato ad abortire. «Non parliamo di legge elettorale, è una cosa seria. Deve essere una cosa condivisa. Ne parlo quando ci sediamo a un tavolo, dopo aver deciso che la maggioranza parlamentare corrisponde alla maggioranza popolare». Quindi aspettare la Consulta, gli chiedono i cronisti. «Assolutamente. Dobbiamo aspettare». Più chiaro ancora: «È giusto che si allontani la data del voto: non siamo preparati assolutamente per arrivare a una legge elettorale condivisa». Sul tema il Cavaliere ha le idee chiare: «Il Mattarellum ha funzionato in un sistema bipolare. Adesso il sistema è tripolare e non funziona più». Tutti i sondaggi, infatti, danno Pd, centrodestra e M5S a pari merito a quota 30 per cento o giù di lì. Stando così le cose, con un sistema maggioritario governerebbe sempre una minoranza. Meglio un proporzionale con un premio di maggioranza per garantire la governabilità.
Sempre i sondaggi cominciano a sorridere a Forza Italia, a scapito del M5S, travolto dalle grane di Roma, e del Pd che paga l'arroganza di Renzi. Serve tempo, però; e il Cavaliere intende prenderselo. A proposito di Renzi, poi, Berlusconi non lo dà per definitivamente sconfitto, anzi: «Renzi è finito dopo il referendum? Renzi chi è? È uscito dalla porta ed è già rientrato dalla finestra». E non è detto che in futuro ci si debba risedere al tavolo con lui: «Prima facciamo la legge elettorale, poi vediamo...», risponde con tanto di occhiolino a chi gli domanda se in futuro sarebbe possibile una riedizione del patto del Nazareno. Argomento sensibile, specie se fatto alla presenza di Verdini con cui sono abbracci. Salvini piccato: «Sono per la chiarezza, basta sapere cosa si vuole fare. Io mai farei un'alleanza con Renzi, se Berlusconi non la esclude, lo vada a spiegare agli elettori».
Poi, al Colle, arriva Luca Palamara, ex presidente dell'Anm: «Non ce l'ho con lei, sia chiaro eh... Ma dopo la miriade di processi alla quale sono stato costretto, spendendo 750 milioni di euro in avvocati, sono stato condannato da un plotone d'esecuzione». Parla a ruota libera, il Cavaliere. Non rinuncia alla stoccata all'ex capo dello Stato: «Gli auguri a Giorgio Napolitano? No, non l'ho sentito e non l'ho visto.
È stato il regista di molte cose che non mi piacciono». Riferimento al golpe bianco del 2011. Parla a ruota libera anche di Prodi (stupendo molti): «Ha governato bene, ha fatto tante cose buone, tranne che sulle tasse».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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