Innestare «la retromarcia» è il pressante consiglio che Forza Italia indirizza al governo sulla manovra economica. E poi riscrivere il decreto Genova e varare misure per il Sud.
«Il problema non è Bruxelles o lo spread, il problema sono i conti degli italiani», ripete il vicepresidente Antonio Tajani, sulla legge di Bilancio. Il presidente del Parlamento europeo, a margine del Forum di Conftrasporto a Cernobbio, premette che il presidente della Commissione Ue Juncker e il commissario Moscovici «farebbero bene a starsene zitti», però aggiunge che bisogna preoccuparsi dei mercati, perché «la manovra è fatta male» e gli effetti già si vedono: «Stanno aumentando i tassi variabili dei mutui e se aumenta il debito pubblico e le agenzie di rating decidono di declassare l'Italia anche di un solo gradino, si spaventano tutti gli investitori». A insistere per una marcia indietro dell'esecutivo gialloverde sulla manovra è anche Renato Brunetta, responsabile del dipartimento economia di Fi: «Qui crolla tutto. Gli investitori internazionali stanno vendendo qualsiasi cosa abbia a che fare con l' Italia: BTP, azioni, banche». Le misure economiche, per Fi, sono targate M5S, ma ha le sue colpe il vicepremier leghista, alleato che non rispetta i patti sul governo di centrodestra. Accusa Mariastella Gelmini, capogruppo degli azzurri alla Camera: «Non ci sono due governi, il governo è unico. Se Salvini consente a Di Maio di approvare il reddito di cittadinanza, se gli permette di sfasciare i conti pubblici, se ne assume la piena responsabilità come i 5Stelle». Per la capogruppo al Senato Anna Maria Bernini, lo sforamento del deficit dovrebbe servire ad «aiutare la crescita abbassando la tassazione divenuta insostenibile per le famiglie e le imprese: serve la flat tax con aliquota unica non il reddito di cittadinanza».
In serata parla anche il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, a margine dell'evento 1978-2018 Fininvest e il Teatro Manzoni a Milano. A chi gli chiede se il governo andrà ancora avanti a lungo l'es premier risponde: «Speriamo di no». Gli azzurri preannunciano battaglia in Parlamento anche sul decreto Genova, dopo le proteste di sfollati e lavoratori nel capoluogo ligure. Per Tajani il decreto è opera di «dilettanti allo sbaraglio» e il ministro per le Infrastrutture Toninelli dovrebbe dimettersi. Il portavoce dei parlamentari di Fi, Giorgio Mulè, che segue le audizioni alla Camera, parla di «decretino scritto con i piedi», in cui non c'è traccia di Terzo Valico, Gronda, nuova Diga, superbacino. «Il governo del popolo ha paura del popolo. Toninelli snobba i lavoratori di Genova e della Valpolcevera», scrive su Twitter la vicepresidente della Camera, Mara Carfagna.
Il terzo fronte dell'attacco azzurro al governo si chiama Meridione. Per Tajani non si fa nulla, mentre servirebbe un intervento della Cdp, della Bei, dei fondi pensione e delle banche private per un fondo che realizzi infrastrutture nel Sud. «Un pacchetto di una ventina di miliardi, che raccolga i fondi europei non utilizzati e che può avere un effetto leva di 200 miliardi e creare decine di migliaia di posti di lavoro». Altro che le false promesse che fa sul Corriere della Sera il ministro per il Sud, Barbara Lezzi, contesta il coordinatore di Fi in Puglia, Luigi Vitali.
E la deputata della stessa regione Elvira Salvino: «È una colossale bugia che ci saranno, come lei afferma, 6-6,5 milioni di persone che avranno il reddito di cittadinanza. Saranno all'incirca un milione e in grandissima parte extracomunitari». Il Sud, dice l'azzurra campana Sandra Lonardo, rimane «dimenticato e penalizzato» dal governo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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