Silvio Berlusconi continua la sua frenetica campagna elettorale, concedendosi tre interviste televisive, una radiofonica e una cartacea. Un tour de force mediatico inframmezzato da un incontro con Stefano Parisi con il quale ribadisce la necessità che la Regione Lazio torni a essere guidata dal centrodestra unito e da una apertura all'ipotesi di una manifestazione unitaria del centrodestra per la chiusura della campagna elettorale.
«Non ho niente in contrario se c'è una manifestazione che vede insieme tutti i leader del centrodestra» dice a Coffee break su La7. «Ritengo giusto e producente dare a tutti i nostri elettori l'immagine di quello che è realmente la nostra coalizione. Una coalizione di persone leali». Un segnale che fa il paio con l'altro impegno annunciato durante Matrix su Canale 5. «Non esistono le condizioni per le larghe intese perché noi del centrodestra ci siamo impegnati con gli italiani a non dare vita a una grande coalizione con nessuno». Berlusconi ribadisce la regola dell'indicazione del premier appannaggio del primo partito della coalizione. «Se Salvini dovesse arrivare primo e facesse il premier, siccome abbiamo un accordo, noi saremo lealmente al suo servizio» dice a Rai News 24. «Ma questo stavolta non accadrà. Matteo è giovane, verrà anche il suo momento, ne sono certo» aggiunge a Paola Sacchi che lo intervista per Il Dubbio. «Io non mi pongo limiti, ma sono certo che Forza Italia può superare il 20% e puntare al 25% e la coalizione al 45%. L'unico polo che può raggiungere il 40% è il centrodestra, quindi l'unico voto utile è quello per noi». «Se con il voto gli italiani non dovessero dare vita a un governo stabile ci saranno speculazioni su di noi» da parte dei mercati «come nel 2011».
L'impegno in prima persona lascia intuire che la ricerca di un successore non sia esattamente al centro dei suoi pensieri. «Io per ora non ho indicato nessun Delfino, chi si è sentito Delfino fino ad adesso in realtà non ha mai saputo nuotare. Per ora io credo ancora di poter essere il regista del centrodestra, mettendo a disposizione la mia esperienza e la mia capacità di lavoro». Il Cavaliere svela anche un aneddoto sui rapporti con la cancelliera tedesca. «La signora Merkel si è trovata coinvolta suo malgrado nella vicenda delle risatine e in forte imbarazzo. Fu una trappola orchestrata dal presidente francese. E per quell'episodio la signora Merkel mi ha chiesto formalmente scusa. Quell'episodio non ha certo compromesso i nostri eccellenti rapporti».
Berlusconi svela di non essersi pentito del Patto del Nazareno. «Lo rifarei, era un accordo di collaborazione. Ma l'accordo è saltato dopo che Renzi ha cambiato idea 17 volte e poi quando ci siamo trovati per il Quirinale un candidato che non era quello stabilito». Ribadisce la sua stima verso Antonio Tajani, «una persona fantastica, in tutti gli incontri tutti mi hanno detto che tra tutti è giudicato il migliore». Liquida parlando con Il Dubbio come «profondamente offensivo» il paragone che Renzi ha fatto tra Craxi e Di Maio a proposito della cosiddetta «rimborsopoli»: «Craxi era uno statista, Di Maio è un piccolo politicante».
Infine torna a lodare la flat tax che «andrà in dichiarazione dei redditi dal 2019» e «come Babbo Natale porterà molti doni agli italiani». E svela «il primo decreto che faremo, daremo alle aziende la notizia che se assumono un giovane avranno la detassazione e decontribuzione completa per sei anni».
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