Roma - Una Leopolda azzurra da far partire a settembre o giù di lì. A questo sta lavorando Berlusconi, tutto impegnato nel contempo a rassicurare quelli di Forza Italia, preoccupati del progetto gemello dell'Altra Italia. Ma il Cavaliere ha in testa principalmente la sua nuova «cosa» che passa dalla costruzione di una squadra fatta da «20 campioni della società civile» capaci di attirare il voto dei moderati, maggioranza del Paese. Il Cavaliere cerca spunti, idee e volti nuovi da affiancare - lo ripete sempre - e non da sostituire a Forza Italia. «Tonico e determinato», lo descrivono tutti i parlamentari; i quali, tuttavia, si chiedono allarmati quale ruolo avranno in futuro. Gira voce, poi, che l'ex premier abbia messo il freno a mano a quel «giro delle 100 province d'Italia» fatto sotto le insegne di Forza Italia. Più probabile, invece, un ritorno in grande stile in tv subito dopo la pausa estiva. I nomi dei cosiddetti venti saggi restano top secret anche perché al momento non c'è una lista definita e Antonio Tajani assicura: «L'idea è quella di allargare i confini del centrodestra andando a recuperare quei cittadini che non votano più e che cercano un'alternativa alla sinistra». E poi: «Lo scopo de “L'Altra Italia” è di mettere insieme teste pensanti, campioni del mondo delle professioni che possano, un domani, comporre una squadra di governo. I contatti con queste personalità attualmente sono in corso. Molti personaggi con i quali il presidente sta parlando hanno già segnalato la propria disponibilità».
Berlusconi poi vede alcuni big del partito tra cui il senatore Altero Matteoli: «Presidente, bene aprire le porte a gente nuova - dice Matteoli - Ma il centrodestra torna a vincere se si radica sul territorio e risolve i problemi locali». E il Cavaliere annuisce: «Hai ragione Altero. E facciamolo presto perché il Pd è in calo». Alternativi alla sinistra, quindi; perché il giudizio sul governo Renzi resta pessimo. E questo nonostante tra gli azzurri, nel Palazzo, si parli anche di Grosse Koalition . Lo fa Brunetta, per esempio, in un'intervista al Corriere della Sera . Ma è più che altro un'ipotesi di scuola e dettata dalla considerazione che Renzi è impantanato e con questi numeri, nel pantano, è destinato a restarci. Sulla carta le larghe intese potrebbero anche esserci ma le condizioni poste dagli azzurri le rendono quasi impossibili. Renzi dovrebbe dimettersi, ripresentarsi al Quirinale con una squadra che comprenda anche i forzisti, sottoscrivere un programma che abbia come primo punto la rivoluzione fiscale e come secondo una radicale riforma della giustizia. Ovvio che Renzi non lo farà mai perché è implicita un'insanabile spaccatura del Pd. Pare che Berlusconi abbia confidato di recente: «Se Renzi butta fuori quelli della minoranza dem si potrebbe anche ragionare ma poi si dovrebbe fare davvero la rivoluzione liberale». E di Renzi, ormai, si fida poco.
Ergo Forza Italia resta all'opposizione, come conferma il senatore Marco Marin: «Renzi parla di un'Italia che non c'è. E le sue non sono riforme ma compromessi al ribasso perché, coi numeri che ha, non può permettersi di fare il premier ma soltanto il segretario del Pd. Il tutto a scapito del Paese».
Berlusconi cerca di rassicurare gli azzurri che lo vanno a trovare per salutarlo prima della sua partenza: «Come coalizione siamo quasi alla pari del centrosinistra e se consideriamo i moderati che non vanno più a votare abbiamo grandi margini di recupero», giura. Infonde ottimismo prima di partire alla volta della Sardegna per qualche giorno di vacanza a villa Certosa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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