Stefano Zurlo
Milano Pure il cielo, carico di nuvoloni, potrebbe spingere i moderati al voto. Stefano Parisi fiuta il colpaccio e saluta i fan accorsi in una discoteca milanese: «Ringrazio il presidente Berlusconi per la sua lungimiranza. Adesso vado a prepararmi per il dibattito con Sala a Sky». Il Cavaliere, al suo fianco, coglie al volo la palla: «E quando ti alzi ricordati di spolverare la sedia». Come lui stesso accennò, siparietto memorabile, dopo aver duellato con Marco Travaglio.
È l'happening finale della capolista di Fi Mariastella Gelmini. E sul palco ci sono tutti i big azzurri, da Renato Brunetta a Paolo Romani e Giovanni Toti. Il laboratorio ambrosiano ha prodotto un candidato che si adatta bene ad una città pragmatica ma non cinica, un personaggio dal curriculum importante, ma senza spocchia. Rassicurante, anche se non travolgente. I conti si faranno da domenica, ma già l'essere arrivati fin qua, ricomponendo i pezzi di un centrodestra dilaniato, è un risultato importante. Una sfida vinta. Un modello che potrebbe funzionare anche altrove: «Da Milano - attacca il Cavaliere - deve partire la liberazione dell'Italia dal regime renziano e dalla sinistra incostituzionale che è al potere grazie al tradimento di sessanta senatori. Renzi governa con piglio dittatoriale - insiste Berlusconi - avessi fatto io un decimo di quel che ha fatto lui, mi avrebbero accusato di chissà quali nefandezze, e invece lui va avanti imperterrito e si è messo in testa di cambiare da solo pure la Costituzione».
Il voto di domenica diventa quindi la prima tappa per dare una spinta al premier e buttarlo giù dalla sedia. Dalla poltrona - tuona Berlusconi - che «Renzi occupa abusivamente».
Poi ci sarà il referendum di ottobre, ma già ora Milano potrebbe mandare un segnale preciso a Roma. Il Cavaliere calca il punto, poi si sofferma sul duo Parisi-Gelmini: «Li ho scelti personalmente, sono due fuoriclasse».
Applausi dalla folla che ha riempito tutti gli spazi: le scale, il prato, il bar. Silvio ha già virato su Milano: «Tutte le opere inaugurate dalla giunta Pisapia sono state pensate da Albertini e dalla Moratti. Dobbiamo rilanciare Milano verso il futuro». Cosi il Cavaliere elenca le priorità: «Noi abbiamo introdotto il vigile, il poliziotto e il carabiniere di quartiere, ma la sinistra li ha tolti e noi dobbiamo rimetterli nelle nostre strade».
E a proposito di strade rilancia: «Questa giunta fa cassa con le multe. Ma le multe vanno date solo per gravi ragioni, dobbiamo eliminare tutti questi autovelox». Lo applaudono, Silvio stringe su Milano, allarga sull'Italia, mescola volutamente i problemi di una comunità con quelli del Paese intero: «Chiuderemo Equitalia e riformeremo la giustizia. Al posto del pm ci sarà l'avvocato dell'accusa. Ancora, renderemo Milano una città più sicura».
Parisi prende nota e distribuisce sorrisi, Gelmini emoziona il pubblico: «Vi diamo una notizia, Parisi ha scavalcato Sala». Standing ovation. Berlusconi, dopo aver toccato i punti più infiammati, si concentra sul dettaglio: «Telefonate agli amici che non vogliono andare al voto. E tu, Mariastella - aggiunge con una punta di ironia - non ti offendere se ti dico che devi battere le strade una a una». La risata generale accompagna l'altoparlante che diffonde musica in un clima di festa.
Venerdì fra i grattacieli di Porta Nuova Parisi chiuderà la sua corsa insieme al Cavaliere a Matteo Salvini. Ecco, è questo il centrodestra plurale e in prospettiva il Quadrifoglio disegnato sabato scorso da Renato Brunetta in un comizio tenuto a Bergamo.
Prove di un'alleanza vecchia, e in parte usurata, ma anche nuova. Davanti ai microfoni di TeleLombardia il Cavaliere stempera i toni: «Io e Salvini non ci siamo più sentiti? È stata un'impuntatura educativa con Salvini, dall'alto della mia età posso permettermelo».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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