"Nessuno bravo come Berlusconi a comunicare". Chi sono vincitori e vinti delle ultime elezioni

Berlusconi il più "efficace", Meloni la più "credibile". Tiberio Brunetti (Spin Factor) analizza le strategie messe in campo dai leader alle ultime elezioni

"Nessuno bravo come Berlusconi a comunicare". Chi sono vincitori e vinti delle ultime elezioni

Meloni premiata per la sua credibilità, Berlusconi il comunicatore più efficace, Conte bravo ad approfittare della debolezza degli avversari. Tiberio Brunetti, fondatore e amministratore delegato di Spin Factor, società leader in Italia nel campo della consulenza strategica politica ed elettorale, ha seguito quest’anno le campagne di diciotto tra candidati e partiti vincendone ben quindici. E conosce bene le variabili che si celano dietro una comunicazione davvero efficace.

Qual è il segreto per una campagna di successo?

"Il nostro metodo si divide in tre fasi, la prima è un’analisi qualitativa e quantitativa della rete che effettuiamo tramite Human, la nostra piattaforma di web e social listening realizzata interamente in Italia. La seconda è l’elaborazione di un piano di posizionamento strategico con analisi del contesto e dello scenario. Infine, mettiamo a punto un piano di comunicazione integrata tra creatività, gestione digitale e relazioni media. Il nostro team è composto da trentacinque consulenti e professionisti, quasi tutti under 40. Abbiamo una sede al centro di Roma, tra Camera e Senato, e stiamo per aprirne una a Milano".

Partiamo da Giorgia Meloni, quali sono stati i suoi punti di forza?

"La credibilità e l’esclusione. A formare il suo consenso sono stati essenzialmente tre assi: aver costruito dall’inizio la propria impostazione politica a partire dalla base valoriale e identitaria di Fratelli d’Italia. Essere stata l’unica forza parlamentare all’opposizione nell’ultimo anno e mezzo. Avere come competitor solo leader che nella storia recente hanno avuto incarichi di governo: Berlusconi, Renzi, Letta e Conte sono stati a Palazzo Chigi, Salvini e Di Maio vicepremier, Calenda ministro dello Sviluppo Economico. Per credibilità ed esclusione era l’unica cui affidare una speranza di cambiamento".

Il Pd è il secondo partito, ma quella dei dem è sostanzialmente una sconfitta. È d’accordo?

"Il loro risultato numerico è peggiore del 2018. Sostanzialmente il Pd ha rinunciato ad essere alternativa culturale nel Paese. Ha portato avanti una prima campagna che semanticamente ricordava quelle di Forza Italia di fine anni ’90, e poi una seconda fatta da una polarizzazione che non definiva in alcun modo l’identità contenutistica e valoriale della proposta. Si è andato da 'giù le tasse' a 'scegli i vaccini'. L’elettore dem è abituato a un ragionamento più articolato, a contenuti giustificati e non poggiati su slogan più o meno efficaci. Credo che l’intento di Letta fosse quello di andare a prendere voti al di fuori dello schieramento, ma alla fine non ha conquistato nulla fuori e ha perso anche qualcosa tra i suoi. Anziché vincere in trasferta, ha perso in casa".

Letta ha puntato molto sullo scontro con la Meloni. Lei però ha avuto la meglio…

"C’è da dire che quando il consenso gira a favore tutto funziona. Certo, la Meloni è stata brava nel tempo a non saturare la propria esposizione, ma a lavorare a una crescita progressiva. Giusta poi l’intuizione di far partire la campagna a fine agosto e a tenerla a velocità di crociera fino alla fine. Il rischio era quello di fare troppo e dunque poter perdere qualcosa. È stata l’unica ad essere arrivata pronta all’appuntamento elettorale".

Anche a scapito della Lega, che da primo partito nei sondaggi nel 2019 è crollata sotto il 10 per cento…

"Salvini si è logorato lungo tutta la legislatura. Ha governato con i Cinque Stelle, salvo poi far saltare lui stesso quel governo. Ha governato col Pd. Ha gestito in maniera non impeccabile a livello politico la trattativa per l'elezione del presidente della Repubblica. Sono tutte cose che alla fine presentano il conto. In questo momento con i social e il consenso liquido, l’utente-elettore è portato a dare una apertura di credito totale sulla parola (o sul tweet, potremmo dire). Fino a quando però l’onere della prova non conferma o disattende l’impegno. Basta un solo errore per perdere il patrimonio di credibilità. Con Salvini è successo questo".

Il Movimento 5 Stelle di Conte, invece, è stato protagonista di una rimonta che non tutti si aspettavano.

"Partiamo sempre dal contesto: rispetto a cinque anni fa hanno dimezzato i consensi. Conte, che è l’artefice della caduta del governo, ha rischiato molto, ma ha saputo sfruttare la debolezza degli altri leader: Di Maio si è messo nella casella del traditore da combattere, Letta in quella di chi rinnega inspiegabilmente anni di alleanza, Meloni e Salvini in quella dei contestatori del reddito di cittadinanza. Ha fatto una chiamata alle armi contro i traditori, l’ex alleato e i nemici del reddito di cittadinanza che in molte aree del sud è diventata una misura insostituibile, pena disordini sociali".

Il Terzo Polo è andato sotto le aspettative, non c’è spazio per un nuovo centro liberale?

"Il risultato finale è superiore alla somma dei due partiti, ma inferiore alle aspettative che ha indicato Calenda. I due leader danno letture diverse: Matteo Renzi è soddisfatto perché porta in Parlamento una pattuglia che col tempo riuscirà a rinforzare. Calenda mirava a superare Forza Italia, che invece ha tenuto bene. Il leader di Azione non ha sfondato come proposta alternativa al centrodestra, ma ha danneggiato sostanzialmente un Pd già estremamente in difficoltà. Calenda ha poi un limite strutturale: una impostazione eccessivamente acrimoniosa nei confronti degli altri leader: oggi si vota sulle proposte, non più sulla contrapposizione personale. E questo vale soprattutto per i giovani".

A proposito di giovani, Silvio Berlusconi ha puntato molto su di loro, anche attraverso i suoi cliccatissimi video su Tik Tok…

"C’era chi dava Forza Italia al 4 per cento e invece è l’unico partito ad aver chiuso superando la forbice massima indicata dagli exit poll. È un risultato tutto di Berlusconi che con le sue pillole video quotidiane ha esportato il suo modello televisivo adattandolo ai social. Berlusconi, Tajani e Forza Italia in generale sono stati quelli che hanno polemizzato meno con gli avversari, concentrandosi su proposte chiare e semplici e apparendo, in forma e sostanza, come la vera componente liberale e moderata del centrodestra. Hanno respinto l’assalto di Calenda e oggi pesano quanto la Lega. A livello di comunicazione Berlusconi alla vigilia degli 86 anni ha surclassato tutti".

Perché così tanti astenuti anche questa volta?

"Anche noi operatori del settore abbiamo le nostre responsabilità: tendiamo più a rassicurare i clienti proponendo campagne che rispondono all’esigenza della bolla politica che a quella di recuperare chi è lontano da tutto questo. Io credo che fino a quando non si andrà autenticamente verso la democrazia digitale il processo di assottigliamento del corpo elettorale sarà inevitabile".

I partiti no vax e "anti-sistema" non hanno neppure superato la soglia di sbarramento, che significa?

"Veniamo da due anni e mezzo di pandemia. Abbiamo una guerra in corso in Europa, minacce nucleari dalla Russia.

Ogni mattina ci svegliamo e non sappiamo quanto pagheremo la prossima bolletta energetica e quanto costerà la benzina. L’inflazione galoppa verso le due cifre. Secondo lei in questo momento gli italiani preferiscono chi propone o chi protesta?".

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