Il centrodestra è a un passo dalla clamorosa spaccatura. La provocazione è servita. Mentre si susseguono le fumate nere nelle votazioni, Matteo Salvini a sorpresa annuncia che i senatori della Lega hanno votato nel secondo scrutinio per Anna Maria Bernini, esponente di Forza Italia, anziché scheda bianca come il resto della coalizione.
L'annuncio determina la reazione durissima di Silvio Berlusconi e di Forza Italia, dopo una riunione d'urgenza a Palazzo Grazioli dello stato maggiore del partito: «Un atto di ostilità a freddo», tuona l'ex premier. Si divide così il centrodestra, finora presentatosi compatto all'appuntamento con l'avvio della XVIII legislatura. Sebbene il leader della Lega abbia detto di aver avvisato il Cavaliere, da Forza Italia la reazione è improntata allo stupore: «Ne prendiamo atto, è una scelta non concordata», spiega Renato Schifani. Durissimo anche Renato Brunetta. «Senza alcuna indicazione preventiva la Lega ha votato Bernini. Questo voto preannuncia un governo M5s-Lega, una cosa che Forza Italia non accetterà mai. Siamo di fronte davvero a un atto ostile, ridicolo». Ma è la dichiarazione durissima attribuibile allo stesso Berlusconi che dà la misura della tensione che si respira tra gli alleati: «I voti al Senato ad Anna Maria Bernini, strumentalmente utilizzata, sono da considerarsi un atto di ostilità a freddo della Lega che da un lato rompe l'unità della coalizione di centrodestra e dall'altra smaschera il progetto per un governo Lega-M5s». E in serata Berlusconi convoca anche la stessa Anna Maria Bernini che rinuncia a una sua eventuale candidatura.
Nello stato maggiore azzurro si registra delusione e stupore per una mossa che informalmente viene giudicata «rozza e poco lungimirante». I sospetti di alcuni guardano lontano, alla possibilità che Lega e Cinquestelle lavorino alla costituzione di un anomalo asse e possano addirittura creare un sistema elettorale a doppio turno che consacri una sorta di nuovo bipolarismo.
È chiaro, però, che al netto degli umori, tutti sono consapevoli che la terza votazione, prevista per questa mattina, sarà una sorta di ghigliottina che metterà fine alle discussioni e selezionerà i due candidati che se la vedranno al ballottaggio. Di fronte a questo scenario i pontieri, sotto traccia, si sono rimessi al lavoro e lavorano a una complicata ricomposizione, anche perché, si fa notare, una rottura implicherebbe mettere a rischio le giunte del Nord-Italia e creerebbe grande imbarazzo ai candidati congiunti eletti con l'uninominale.
A questo punto tutti gli schemi potrebbero saltare e tutto potrebbe tornare in discussione. Le opzioni al vaglio di Berlusconi sono sostanzialmente quattro: insistere sulla candidatura di Paolo Romani e testare così l'atteggiamento della Lega, costretta a scegliere tra centrodestra e M5s. Scegliere un terzo nome per Palazzo Madama, convergendo su Elisabetta Alberti Casellati, classe 1946 da Rovigo, ex membro laico del Csm, ex sottosegretario, molto stimata dal Cavaliere tanto da averla immaginata ministro della Giustizia per un possibile governo.
Tirare fuori dal mazzo un quarto nome di un senatore azzurro al di fuori dalla rosa iniziale. Infine sparigliare e proporre l'inversione delle poltrone, con un candidato di Forza Italia per la Camera e uno dei Cinquestelle per il Senato.
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