È un centrodestra unito, «liberale» e «moderato», quello che ha vinto le elezioni amministrative. Nel primo commento dopo i ballottaggi, Silvio Berlusconi festeggia il successo, ma vede anche quali frutti avvelenati può nascondere. Tra le righe, il leader azzurro manda un messaggio chiaro al fronte «sovranista» di Matteo Salvini e di Giorgia Meloni. L'altro è per Matteo Renzi, perché di nuovo «il centrodestra è la prima coalizione politica del Paese», con la quale bisogna trattare anche in vista della nuova legge elettorale. Il Cavaliere guarda ora alla «sfida decisiva per tornare a guidare il Paese» e interpreta così il risultato delle urne: «È una responsabilità forte nei confronti degli elettori che avverto pienamente, e della quale sono pronto a farmi carico, con Fi e tutta la coalizione».
«Felice» dei risultati amministrativi, Berlusconi è convinto che molto sia dovuto alla sua personale campagna elettorale a sostegno dei candidati e vuole essere sempre lui a dettare le regole nella coalizione. Bisogna lavorare, avverte gli alleati, sulla base di «un programma condiviso, che in larga parte già abbiamo, e di una coalizione fra forze politiche diverse». È ancora un no alla lista unica, sponsorizzata dal governatore azzurro della Liguria Giovanni Toti, legato al leader della Lega e galvanizzato dalla vittoria di Genova. Insomma, niente tentazioni egemoniche del secondo e ambizioni da leader del primo. Il Cavaliere loda «l'ottimo lavoro in Regione del governatore Toti», come quello dell'«intera dirigenza e dei coordinatori di Fi», ma sottolinea che il successo è dovuto allo «sforzo collettivo delle forze politiche del centrodestra». Nessuno, se non lui che riesce a tenerle insieme contrastando spinte divisive, può arrogarsene il vanto.
«Gli italiani - sottolinea Berlusconi- ci chiedono di essere uniti e di cambiare il Paese come ci hanno dato il mandato di cambiare il futuro delle nostre città». E bisogna farlo, per l'ex premier, seguendo il modello di centrodestra «vincente in tutt'Europa e oggi anche in Italia». Quello, appunto, moderato e senza estremismi, di centro più che di destra. Vuol dire che Fi è il traino della coalizione e con il suo 8% di media dei voti nei capoluoghi, contro il 6,7 della Lega, è l'unica in grado di assicurare un risultato «omogeneo, da Nord a Sud, in realtà molto diverse». Berlusconi ricorda la conquista di «roccaforti rosse in Liguria, con un risultato che premia l'impegno, ma anche in Emilia, Toscana, Umbria», cita oltre Genova, La Spezia, Piacenza, Pistoia, Sesto San Giovanni, Todi. E poi le «grandi vittorie in città cadute in mano alla sinistra, in Lombardia, nel Lazio, in Abruzzo», anche in «situazioni politiche locali anomale, come Verona». Aggiunge di essere «particolarmente emozionato» per il risultato all'Aquila, «una città che per noi è un simbolo, alla quale abbiamo dedicato le nostre migliori energie di fronte alla tragedia del terremoto».
Ciò che preoccupa Berlusconi è la bassa affluenza alle urne. Colpa della «scelta irresponsabile» di fissare le elezioni d'estate e del meccanismo a doppio turno, «che non abbiamo mai condiviso e che conferma tutti i suoi difetti».
Ma l'astensionismo, che si è mangiato tanti voti di Fi e del centrodestra, è anche sintomo di «qualcosa di più grave»: una parte forse maggioritaria degli italiani «non si è riconosciuta in nessuna proposta politica». Problema che «si aggrava se un sistema elettorale forza la volontà degli elettori e ne limita la libertà di scelta». Avanti, quindi, verso un sistema proporzionale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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