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Berlusconi è preoccupato: "Così il Paese esce di scena"

L'ex premier attiva i canali dei leader Ppe sulla crisi Salvini: in Libia contiamo zero. Meloni: pacificare l'area

Berlusconi è preoccupato: "Così il Paese esce di scena"

Il centrodestra si interroga sui venti di guerra e le risposte convergono sulla necessità per l'Italia di ritrovare una strada di centralità in politica estera. Silvio Berlusconi è convinto che le vicende internazionali che destabilizzano il Medio Oriente e soprattutto la Libia vadano affrontate a livello di Unione europea: per questo ha sentito alcuni leader del Ppe che progetta di incontrare alla ripresa dei lavori la prossima settimana a Strasburgo. «Sono molto preoccupato - ripete in queste ore ai suoi -. L'Italia è scomparsa dallo scenario internazionale, non gode purtroppo di alcuna considerazione: ora rischia di pagare conseguenze pesanti sotto il profilo economico ed è esposta a una nuova pericolosa ondata di immigrazione illegale». In questo senso la telefonata di ieri tra il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, e la cancelliera tedesca Angela Merkel è vissuta ai vertici di Forza Italia come un passo avanti rispetto all'assenza del governo dallo scenario internazionale.

Preoccupato anche Matteo Salvini. «L'assenza totale italiana in Libia che lascia spazio a tutti gli altri è preoccupante, dal punto di vista economico e dal punto di vista dell'immigrazione» dice il segretario della Lega. E aggiunge: «In Libia l'Italia e l'intera Europa contano zero, sono arrivati i soldati turchi in Libia, che è l'anticamera di casa nostra, ci sono i russi, i francesi, gli egiziani. Per rimediare a quest'incompetenza servirà molto tempo».

Allarme anche in Fratelli d'Italia. Giorgia Meloni fa sapere che sullo scenario mediorientale «l'interesse dell'Italia è lavorare per pacificare l'area». E il capogruppo alla Camera, Francesco Lollobrigida, insiste sulla «totale assenza del governo italiano, che non è stato nemmeno consultato». La presidente di Fdi invita poi a «garantire la sicurezza di Israele, il contrasto ai tagliagola dell'Isis e la tutela delle minoranze, soprattutto cristiane, coinvolte dai conflitti».

La politica estera di Berlusconi si è sempre avvalsa anche delle buone relazioni personali, nella convinzione che possano avere ricadute nel risolvere momenti politici di impasse. L'ex premier, di cui sono noti i rapporti di amicizia con Vladimir Putin, nel 2013 è stato testimone di nozze del figlio di Recep Tayyip Erdogan. Benché allora la situazione politica interna alla Turchia fosse ben diversa, resta il fatto che sia Ankara che la Russia giocano un ruolo determinante su questi scacchieri e che l'assenza di relazioni solide è uno degli elementi che contribuisce a isolare l'Italia. Così Licia Ronzulli, vicepresidente di Fi al Senato, vicina all'ex premier, sostiene che «solo un governo di centrodestra potrà restituire all'Italia prestigio e centralità internazionale». E Anna Maria Bernini, presidente dei senatori, insiste sull'importanza di agire senza esacerbare i conflitti per non mettere in pericolo i nostri militari. Ma ciò non vuol dire «essere neutrali» perché «quando non si prendono posizioni politiche si rischia di rimanere ultimi e di perdere il treno».

Nei giorni scorsi la Meloni aveva preso le distanze dalla posizione di Matteo Salvini, che a caldo ha festeggiato l'uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani. «Ogni terrorista islamico in meno sulla faccia della terra è un problema in meno» ha poi ribadito il concetto domenica scorsa il segretario della Lega dall'Emilia Romagna.

Quanto alla Libia la leader di Fdi ha chiesto che l'Italia pretenda «che la Ue parli con un'unica voce, affidando il dossier all'Italia» e superando la politica francese.

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