Dice che Fi e il centrodestra valuteranno l'invito del premier agli Stati generali, ma spera «che questa volta l'ascolto non sia solo un atto formale». Ribadisce l'opposizione al «governo delle quattro sinistre», che tale resterà «in ogni caso». Respinge l'ipotesi di una grande coalizione «fra forze politiche incompatibili fra loro», perché «non vi sono le condizioni» . Assicura che tra Fi, Lega e FdI, al di là delle differenze, c'è «un buon progetto per l'Italia» e chiude la porta a Matteo Renzi: «È stato decisivo per far nascere il governo più a sinistra della storia ed ha appena salvato un ministro come Bonafede, l'assoluta antitesi di tutto quello in cui crediamo». Silvio Berlusconi, a Carta Bianca su Rai3 usa parole nette per eliminare ogni ambiguità sul ruolo del suo partito nel fronte di centrodestra.
Non servono ammucchiate per affrontare l'emergenza Covid, sottolinea il Cavaliere, «l'Italia nel dopoguerra realizzò il miracolo economico senza una grande coalizione». Al sollievo per il Paese che sta ripartendo, dice, si unisce la preoccupazione per «una seconda ondata che sarebbe catastrofica», ecco perché è fondamentale «non abbassare la guardia».
Sul centrodestra il leader di Fi ammette che gli alleati «hanno culture politiche, stile e linguaggio diversi», ma in comune c'è un progetto, mentre la maggioranza delle quattro sinistre è unita solo dalla «sete di potere».
L'invito di Giuseppe Conte all'opposizione per gli Stati generali è arrivato, il leader azzurro sta valutando. Anche se la più restia è sembrata Giorgia Meloni, alla riunione di lunedì sera tra Lega,FdI e Fi. Nel vertice Matteo Salvini e Antonio Tajani (con loro il vicesegretario leghista Andrea Crippa, Ignazio La Russa e Licia Ronzulli) l'hanno convinta ad andare a vedere se quello del premier è un bluff.
La parola d'ordine tra le forze d'opposizione, dopo gli screzi soprattutto sul Mes, sembra di nuovo unità e gli azzurri assicurano di non volere rompere il fronte nè tantomeno sostenere il governo giallorosso. Così come sulla legge elettorale, per ora Fi sembra determinata a rimanere con Lega e Fdi sulla richiesta di un premio di maggioranza, evitando una legge proporzionale che molti azzurri in realtà preferiscono. Anche in Parlamento, quando si affronterà il decreto Rilancio, le critiche saranno molte e si procederà insieme, dando un'immagine di compattezza che ultimamente sembrava perduta. «Fi presenterà in queste ore molti emendamenti migliorativi al decreto Rilancio. Se Conte fa sul serio dimostri, almeno questa volta, con i fatti, la disponibilità ad accogliere le buone idee delle opposizioni», dice. E Mariastella Gelmini, capogruppo alla Camera, aggiunge che il piano Colao deve essere discusso dal Parlamento.
Volontà di lavorare assieme e trovare un accordo anche sulle regionali, malgrado ancora non siano stati sciolti i nodi sui candidati-governatori in Puglia e Marche, che toccano a FdI e in Campania, dove la parola spetta agli azzurri. La Lega, che smania per allargarsi al Sud dopo l'insuccesso in Emilia Romagna, continua a fare obiezioni sui prescelti, in particolare i due ex presidenti cioè il pugliese Raffaele Fitto e il campano Stefano Caldoro, chiedendo un segnale di cambiamento. Ma per alcuni vorrebbe scippare alla Meloni le Marche, destinate a Francesco Acquaroli, peraltro ben accreditato nei sondaggi.
Il braccio di ferro è quindi tra Salvini e Meloni, che con la sua crescita impensierisce il Capitano e gli azzurri temono di andarci di mezzo. La leader di FdI e Tajani, comunque, puntano i piedi chiedendo il rispetto dei patti sottoscritti mesi fa, quando il Carroccio impose la sua scelta di Lucia Borgonzoni in Emilia Romagna, andando a sbattere.
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