Berlusconi sferza l'Ue «Deve cambiare rotta o vincono i populismi»

La valutazione del Cav sul voto greco: il risultato dimostra che l'Unione così non va. Tsipras è figlio dello strapotere dei burocrati

Tradizionale lunedì in famiglia per Berlusconi, infastidito dall'assalto continuo delle Procure e preoccupato dalla questione Grecia. Con la vittoria del «no» al referendum il Cavaliere teme il muro contro muro tra Atene e Berlino. Tuttavia l'ex premier si augura che la trattativa riprenda presto e che si faccia tutto il necessario per impedire l'uscita della Grecia dall'euro. «Avevo ragione io a denunciare, già anni fa, che l'Europa così non va» è il pensiero di Berlusconi; il quale, più che una vittoria di Tsipras, considera il «no» greco una sconfitta degli «euroburocrati». I quali, ora, dovrebbero capire che non si può vivere soltanto di bilanci e di regole che strozzano l'economia e impediscono la crescita. E Tsipras, che Berlusconi non ama affatto, è figlio delle politiche sbagliate della Merkel. Riuscirà l'Unione ad invertire la rotta? Berlusconi se lo augura davvero altrimenti «se va avanti così cresceranno i populismi alla Tsipras e alla Le Pen». Il Cavaliere resta europeista: vuole più Europa, non meno; ma soprattutto che non sia un club dove comandano, egoisticamente, i più forti.

Nessun commento invece su Renzi, apparso debole e ai margini della trattativa tra Atene e creditori. Lascia che a colpire sia il capogruppo azzurro alla Camera, Renato Brunetta: «Se Renzi avesse avuto una qualche idea di Europa, una qualche idea di mediazione, molto probabilmente sarebbe entrato nel gioco, in partita. Ma evidentemente Renzi è più interessato ai videogiochi che a trovare una soluzione in Europa». E ancora: «L'Italia di Renzi è stata completamente assente. Questa è una tragedia, una tragedia per il nostro Paese, per i nostri interessi legittimi, per le nostre famiglie e per le nostre imprese. Renzi si svegli, Renzi difenda gli interessi dell'Italia e gli interessi dell'Europa. Finora non l'ha fatto». E pure il senatore azzurro Paolo Galimberti cerca di scuotere Palazzo Chigi: «È finito il tempo degli incontri bilaterali Germania-Francia che decidono la linea dell'intera Europa, è ora che Renzi - conclude - raddrizzi la schiena e faccia valere gli interessi e il peso dell'Italia in Europa affinché la parola “Unione” torni a descrivere un sistema di gestione politica».

Tutto lo stato maggiore di Forza Italia, pur non mettendo in discussione la naturale collocazione all'interno della grande famiglia del Ppe, denuncia le politiche scellerate della Merkel. Giovanni Toti, per esempio, denuncia: «Quella di Tsipras e Varoufakis è una politica da guaritori, da stregoni. Ma la colpa però non è di Tsipras e Varoufakis ma di chi non ha dato risposte ed era tenuta a darle». Metafora medica: «Quando la medicina non trova delle cure, alla fine le persone si rivolgono ai guaritori, ed è quello che sta succedendo in Europa, non solo in Grecia, ma anche in Spagna con Podemos, dove ci sono partiti che propongono ricette francamente poco sostenibili da punto vista politico ed economico, a cui la gente si rivolge esasperata dal fatto che le istituzioni e i partiti non riescono a dare risposte». Troppo stretti i vincoli imposti dalla Ue: «Bisogna invertire il rigore con la flessibilità, magari permettendo di rompere il vincolo di bilancio del 3% e per inventare un piano di infrastrutture che in Europa sono vetuste».

Il Cavaliere si guarda bene dal commentare le parole arrivate nelle ultime ore dal ministro dell'Economia Padoan, tese a rassicurare tutti che l'Italia non corre pericoli di fronte ad eventuali ondate speculative. Tuttavia è evidente che gli anelli più deboli della catena siamo noi e il Portogallo. A dirlo sono i mercati: la maglia nera, il giorno dopo il referendum, infatti è proprio la Borsa di Milano che chiude a -4,03 per cento.

Oltre ai timori legati alla Grecia, l'ex premier pensa anche alle infinite grane che arrivano dalle Procure. L'ultima lo obbligherà ad essere venerdì a Bari dove è citato come testimone nel procedimento «escort» in cui sono imputati Gianpaolo Tarantini e altre sei persone. L'ex premier sarà in aula di giustizia (il presidente del Tribunale ha quindi revocato il provvedimento di accompagnamento coatto) ma si avvarrà della facoltà di non rispondere.

di Francesco Cramer

Roma

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