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Berlusconi sfida l'alleato leghista: "Da solo non vince"

Berlusconi sfida l'alleato leghista: "Da solo non vince"

Roma - Silvio Berlusconi ha il cuore pieno della vittoria, tutta azzurra, in Calabria. Era l'occasione che il leader di Forza Italia aspettava per ristabilire il giusto equilibrio nel centrodestra. Perché, al di là di un innegabile calo dei consensi, per lui è la qualità del suo partito nel centrodestra che conta. «Senza di noi non si vince e non si governa», ripete il Cavaliere. Che quasi suggerisce una verifica nella coalizione.

È in un'intervista al Corriere della Sera che Berlusconi lancia un paio di chiari avvertimenti a Matteo Salvini, da leggersi anche nella prospettiva delle prossime regionali, perché finalmente capisca che troppa arroganza verso avversari e alleati non paga. Che il Capitano pensi di correre in solitaria alle politiche il Cavaliere non lo pensa proprio: «Tutto si può dire di Salvini ma non che abbia istinti suicidi». Però deve darsi una regolata anche su troppe imposizioni nel centrodestra.

Berlusconi voleva volare a Bruxelles per il voto sulla Brexit, poi però una serie di riunioni lo trattiene ad Arcore. E annuncia nuove nomine, su proposta del responsabile dei dipartimenti, Giorgio Mulè: Roberto Rosso a capo del dipartimento Casa, Raffaele Nevi alla Sicurezza alimentare, Claudia Porchietto alle Attività produttive e Giancarlo Vinacci a Innovazione e sviluppo.

Fi si riorganizza e crede nel rilancio. Al Corsera l'ex premier ricorda che gli azzurri hanno «più che doppiato i voti della Lega: se si sommano le liste in cui si è divisa Fi in Calabria siamo oltre il 27%». Ma non vuole essere solo il partito del Sud, quello del suo «riscatto», tornando a vincere anche al Nord (come non è successo in Emilia-Romagna) da «importante forza politica nazionale». Nella regione meridionale, dove la scelta era di Fi, Salvini ha fatto saltare il primo nome indicato, Mario Occhiuto e il secondo, suo fratello Roberto, accettando solo Jole Santelli, oggi governatrice. Mentre in Emilia-Romagna Berlusconi ha dovuto ingoiare le perplessità su Lucia Borgonzoni e quelle sulla campagna elettorale del Capitano, che ha voluto un sondaggio politico nazionale e ha usato toni alti e citofonate, andando a sbattere.

Adesso, però, Fi è decisa a non subire ricatti e far pesare la sua centralità e mettere in fila i 4 ultimi governatori azzurri, Cirio in Piemonte, Bardi in Basilicata, Toma in Molise, ora Santelli in Calabria. In primavera per Fi c'è la Campania e il Cav blinda il suo candidato, Stefano Caldoro, sul quale Salvini avrebbe dubbi, come su Raffaele Fitto di FdI in Puglia. «Ci prepariamo a bissare il successo della Calabria- dice- con un candidato di assoluto prestigio e valore. Caldoro è stato il migliore governatore nella storia della regione». Il leader promette di battersi in prima linea per le prossime regionali e comincia subito, attaccando la «politica anti industriale» del governo che «costringe le aziende a delocalizzarsi fuggendo all'estero», come per la Whirlpool che lascerà Napoli.

Berlusconi confessa di non vedere vicina la fine del governo, ma di contare su possibili arrivi di delusi dal «disfacimento» del M5s. Per attrarre moderati Berlusconi sa di doversi distinguere chiaramente da Salvini e da Giorgia Meloni, in ascesa. Ognuno ha il suo stile e i suoi contenuti, precisa, anche se c'è un «buon programma» in comune.

Però solo Fi rappresenta le idee liberali, cattoliche e alternative alla sinistra e fa parte in Europa della «più grande famiglia» del Ppe, che vuol dire anche privilegiati rapporti internazionali.

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