Afghanistan in fiamme

Berlusconi striglia la Ue "Deve governare la crisi con l'Onu e la Nato"

Il leader di Fi a Borrell: "L'Europa non può subire passivamente l'esodo di massa"

Berlusconi striglia la Ue "Deve governare la crisi con l'Onu e la Nato"

L'«inaccettabile rassegnazione dell'Occidente», la fuga disordinata «una vergogna per i Paesi liberi», il rischio e il timore di un effetto domino per l'instabilità del pianeta. Silvio Berlusconi, europarlamentare, presidente di Forza Italia e protagonista di alcuni passaggi strategici degli ultimi 30 anni di politica estera italiana, continua a seguire attivamente il dramma afghano. Ieri, collegato dalle 9 alle 10.45 da Villa Certosa - dove oggi riceverà Matteo Salvini per fare il punto sulla federazione di centrodestra - ha partecipato alla riunione straordinaria delle commissioni Affari esteri e Sviluppo del Parlamento europeo con l'alto rappresentante dall'Unione per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrel. Un confronto che ha rafforzato la convinzione che sia necessaria una rapida concertazione tra le grandi istituzioni internazionali per costruire un corridoio umanitario.

«È necessario che l'Unione europea dia un contributo per governare la crisi afghana, anche per non dover subire passivamente un esodo di massa disordinato che avrebbe conseguenze pesantissime anche in termini di vite umane» spiega Berlusconi. «Bisogna mettere rapidamente in campo, in accordo con l'Onu e la Nato, un piano umanitario per portare in sicurezza quelle donne e quegli uomini afghani e stranieri che in questi 20 anni hanno collaborato con noi, a vario titolo, per provare a fare dell'Afghanistan un Paese finalmente democratico e per affermare i diritti. Abbiamo nei loro confronti un dovere di riconoscenza che permarrà nel futuro: il fallimento dell'Occidente in Afghanistan non è certo una loro responsabilità».

Borrel nell'incontro ha descritto una realtà decisamente preoccupante. Ha definito la situazione «una catastrofe» e la realtà dell'Afghanistan un incubo. Ha fissato come priorità il ritiro del personale dell'Unione, circa 400 persone di cui 106 già sbarcate a Madrid. Ha ribadito che ora è necessario spingere sull'assistenza umanitaria alla popolazione, valutando poi se sospendere gli aiuti per la cooperazione allo sviluppo, non potendo controllare l'esito dei finanziamenti. Si è anche detto convinto che ora i talebani stiamo mostrando un lato buono e simpatico, ma che sia necessaria la massima prudenza fino a quando non sarà stato completato lo sgombero.

La necessità di farci trovare pronti rispetto alla possibile emergenza umanitaria viene espressa anche da Licia Ronzulli. «Serve una forza di pace e un piano straordinario per farci trovare pronti davanti all'emergenza profughi che potrebbe esserci attraverso la rotta balcanica. Non ci può essere la stessa improvvisazione che c'è stata finora con la Nato che lascia il Paese di notte disonorando 20 anni di lavoro. Onu, Nato ed Europa dovrebbero restare lì a fare le sentinelle di quei diritti fondamentali che donne, uomini e bambini hanno perso in pochi giorni».

Il rischio di una «catastrofe sociale» viene individuato da Deborah Bergamini, sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento. «Risulta assai difficile credere ai proclami dei talebani e, soprattutto, al nuovo corso e a un ruolo più attivo per le donne. Si rischia una vera e propria catastrofe sociale. Altrettanto importante sarà garantire la sicurezza di tutti i cittadini europei come auspicato dal Presidente Berlusconi, che potrebbero diventare possibili bersagli delle rappresaglie dei terroristi». Maria Tripodi, infine, invita l'Ue a «parlare con una voce sola e dotarsi con urgenza di una difesa comune europea, per essere finalmente attore principale e credibile nel consesso internazionale.

Non possiamo abdicare a un ruolo, che per storia, valori, principi ci impone di agire con immediatezza a sostegno del popolo afghano».

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