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Berlusconi studia il rilancio "Il sovranismo non sfonda"

Le telefonate ai governatori di centrodestra e l'idea di collaborare sul Recovery Fund. In Fi i delusi dal voto

Berlusconi studia il rilancio "Il sovranismo non sfonda"

N ella villa di Arcore, Silvio Berlusconi sta ancora metabolizzando i risultati elettorali e non commenta. Certo si aspettava di più, i risultati delle liste azzurre sono deludenti, anche se il centrodestra ha aumentato il suo peso e conquistato una regione. Ancora isolato, perché reduce dall'attacco del Covid, il leader di Forza Italia si confronta da lontano con i suoi dirigenti, dal vicepresidente Antonio Tajani a Sestino Giacomoni, da Gregorio Fontana a Maurizio Gasparri. Poi, guarda il bicchiere mezzo pieno, e in mattinata decide di reagire con un aplomb istituzionale. Alza il telefono e si congratula con i governatori vittoriosi di centrodestra. A Francesco Acquaroli, neo presidente delle Marche, fa i complimenti e offre «la piena disponibilità per il governo della regione», come racconta lo stesso esponente di FdI. Al supergovernatore leghista Luca Zaia, lodi e auguri per il successo eccezionale in Veneto. Chiama anche Giovanni Toti, che gli ha voltato le spalle per fondare il suo movimento, e il presidente ligure riferisce di «una lunga telefonata col presidente, che ringrazio per il contributo politico e d'affetto che non era scontato».

L'analisi dei dati parla per Fi di cifre attorno al 4-5%, con qualche eccezione, come in Puglia dove si sfiora il 9%. Non può bastare, ma il Cavaliere ringrazia anche alcuni coordinatori regionali, come Massimo Mallegni in Toscana, che da neocommissario in 3 settimane ha portato gli azzurri dall'1,8 al 4,6%.

Ora, però, è la linea nazionale del partito che dev'essere indicata dal capo, anche guardando alle conseguenze del taglio dei parlamentari e alla prossima legge elettorale. Ai suoi Berlusconi indica una strada di responsabilità, in questo momento difficile per il Paese, anche mettendo in secondo piano interessi particolari. L'appello lanciato dal vicepresidente Antonio Tajani al governo è quello di una forza moderata, liberale ed europeista, che vuole riprendere una collaborazione, mai in realtà iniziata, per fare insieme progetti del Recovery fund e riforme costituzionali. E questo mentre Elisabetta Casellati, presidente azzurra del Senato, si mette al lavoro convocando per oggi pomeriggio la Giunta del Regolamento che deve avviare l'iter di modifica a seguito dell'esito del referendum.

«Il dato che emerge dalle elezioni - spiega Giacomoni - è l'innegabile e continua crescita del centrodestra negli ultimi 3 anni. Per poter vincere e governare, però, la coalizione ha bisogno di Fi. La destra sovranista da sola non sfonda». Giacomoni sottolinea che stavolta è mancato l'«effetto Silvio», con il leader confinato in campagna elettorale: «In ogni regione siamo presenti, bisogna lavorare per rafforzare la nostra identità».

Altri sono più preoccupati e sollecitano un rinnovamento. «I risultati non ci soddisfano pienamente e andrà avviata una riflessione costruttiva sul rilancio di Fi, valorizzando la vocazione liberale, riformista ed europeista del nostro movimento, senza ambiguità a sinistra, consapevoli che senza una Fi in salute e presidio dell'area di centro l'alleanza non vince», scrive su Facebook Mariastella Gelmini. La capogruppo alla Camera ringrazia Berlusconi, Tajani, i candidati e i militanti, ma incalza: «Dobbiamo aprire un cantiere per il recupero delle energie migliori e competenti nel Paese e rimetterci in linea con le aspettative degli elettori, con la valorizzazione di tutte le forze del partito, con un confronto più ampio e inclusivo». La presidente dei senatori azzurri, Anna Maria Bernini vede per Fi «un risultato in chiaroscuro, ma il nostro ruolo resta cruciale». La missione ora è «incalzare la maggioranza a non disperdere le risorse europee».

Chiede una Costituente dei moderati il coordinatore in Lombardia, Massimiliano Salini.

E per Michaela Biancofiore sono stati fatti «errori clamorosi», cui il Cav deve porre rimedio: « Altrimenti, siamo destinati a queste cifre irrilevanti».

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