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Berlusconi svolta

La tentazione del Cavaliere deluso: percorrere la strada della "centralità" che tutti riconoscono a Forza Italia. Ma con Salvini resta uno spiraglio

Berlusconi svolta

Lo schema di Silvio Berlusconi è semplice, figlio di un'intuizione basata su una lettura senza pregiudizi dei dati della realtà. È una politica che descrive, a chi ha parlato con lui, con tre tratti rapidi di matita su un foglio bianco, quelli dei momenti topici: «Per me ora esiste il centro: liberale, garantista, cattolico, europeista; non c'è più il trattino che lo lega alla destra»; «Forza Italia è il centro, non quei cespugli senza leader che ambiscono ad occupare quello spazio»; «per svolgere il ruolo di forza centrale non c'è bisogno del proporzionale: alla vigilia delle elezioni il centro deciderà con chi allearsi». Queste sono le premesse. Bisognerà vedere se il Cavaliere andrà avanti e come: mentre è difficile se non impossibile che possa rapportarsi con la Meloni, con il Matteo Salvini del partito Repubblicano (una vecchia proposta del Cav) ci può essere una fase di studio e forse un percorso comune.

Detto questo, già solo il nuovo «sentiment» che pervade Berlusconi è «una svolta»: è la reazione all'immagine desolante che la politica ha dato nelle ultime settimane. Se c'è un dato che fotografa il bis di Sergio Mattarella, a nove anni da quello di Napolitano, è, infatti, l'inconsistenza delle attuali leadership. A destra come a sinistra. Un limite che è la conseguenza di una politica bloccata da schieramenti in cui prevalgono veti, ambizioni, personalismi e pregiudizi, mentre è assente del tutto una visione di futuro per l'Italia. Silvio Berlusconi ne è consapevole ed è inutile nascondere quanto sia deluso. È irritato per l'atteggiamento di Giorgia Meloni, condizionato dagli interessi di partito e del tutto avulso da un senso di responsabilità verso il Paese: così rischia di farsi male e di condannare la destra all'opposizione per anni. E lo stesso Matteo Salvini non ha fatto, dal suo punto di vista, quelle scelte che si sarebbe aspettato da un leader. Ha peccato di scarso coraggio: non c'è stata una mobilitazione, decisa e ferma, sulla sua candidatura da parte dello schieramento di centro-destra. Sono stati tirati fuori dal cilindro nomi stravaganti. E la decisione di confermare Mattarella è stata l'ennesima prova di responsabilità del Cav per evitare che la situazione degenerasse e diventasse ingovernabile.

In questa desolazione, il leader di Forza Italia è tentato ora dalla voglia di imprimere una «svolta» che ridia slancio ad un sistema politico impotente, inconcludente, bloccato; che in questa legislatura ha dato vita a due governi di segno e di colore opposto prima di rifugiarsi, per disperazione, in un governo di unità nazionale ad alto tasso tecnocratico.
Non è la prima volta che Berlusconi strappa e ridisegna una politica in crisi da quando è entrato in campo: dalla fondazione del centro-destra al «predellino», è stato un susseguirsi di colpi di scena. Ora è tentato di percorrere la strada del «centro», di trasformare la «centralità» che tutti gli riconoscono da dieci anni (senza di lui non sarebbero nati il governo Monti, il governo Letta, il patto del Nazareno, il governo Draghi e il Mattarella bis) in una politica. Una politica ambiziosa che punta a dare al «centro» un ruolo egemone. Anche perché, se la destra vuole andare al governo, per vincere ha bisogno del «centro», di Forza Italia o in un'altra versione. Come pure il Pd se vuole staccarsi dalle diatribe interne e dall'incompetenza grillina, non può che guardare al «centro», a Forza Italia.

Staccando il «centro» dalla «destra», cancellando quel trattino, il Cav finalmente si è liberato.

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