L'accelerazione che porta Forza Italia a convergere su Alfio Marchini prende corpo nel pomeriggio di mercoledì. Le parole, giudicate offensive e improvvide, con cui Matteo Salvini accusa Matteo Renzi di «ricattare Berlusconi sui diritti tv nel calcio» e il presidente azzurro di «voler soprattutto lasciare ai figli azienda sane e rigogliose» non passano certo inosservate a Palazzo Grazioli.
L'irritazione è palpabile. Berlusconi convoca Guido Bertolaso e ha con lui un lungo confronto serale. I due concordano sulla necessità di snellire il campo e creare le condizioni per una candidatura per il Campidoglio davvero competitiva. D'altra parte negli ultimi giorni era stato lo stesso Bertolaso a tessere la tela e a tenere vivo il dialogo con Alfio Marchini auspicando a più riprese un accordo. Inoltre - oltre a sondaggi poco incoraggianti - erano emersi diversi problemi nella formazione delle liste azzurre per la Capitale.
È l'insieme di questi fattori che porta a dettare la svolta. Berlusconi riunisce i suoi dirigenti. L'ultimo miglio dell'endorsement a Marchini viene percorso quando Berlusconi incontra lo stesso candidato civico a Palazzo Grazioli. Dall'imprenditore non viene posto alcun veto o condizione, anzi è lui stesso a spiegare che è pronto ad accogliere con entusiasmo i partiti che sposano la causa del civismo. Insomma la lista di Forza Italia ci sarà, il Cavaliere pensa ad Alessandra Mussolini come primo nome sulla scheda in alternativa proprio a Bertolaso.
A quel punto può partire il comunicato. «Per vincere occorre una proposta unitaria delle forze moderate e liberali, con un forte spirito civico: una risposta fuori dalle logiche e dagli interessi dei partiti. Per questo, con Guido Bertolaso abbiamo deciso di sostenere e fare nostra la candidatura di Alfio Marchini. Non è una scelta nuova. Marchini era la prima opzione, caduta per i veti posti da un alleato» (il riferimento è a Giorgia Meloni). L'obiettivo è creare il «laboratorio Capitale», facendo in modo che Fi diventi il perno di un nuovo soggetto politico dell'area moderata, radicato nel Ppe, che dia grande spazio alla società civile. Il modello di riferimento resta quello di Milano e Napoli. In sostanza la volontà è quella di rafforzare il centro per tentare di ricompattare la destra al ballottaggio. Berlusconi ringrazia Bertolaso - «Guido, sei un signore e una persona straordinaria»- e al Tg5 spiega che «con Marchini e Bertolaso siamo certi che avremo un'amministrazione capace e si invertirà il declino della Capitale. La decisione è stata presa solo nell'interesse dei romani, nessuna ricaduta sull'alleanza. È una sciocchezza assoluta che vogliamo aiutare Renzi, restiamo limpidamente all'opposizione di un governo illegittimo e abusivo».
Berlusconi con questa scelta mostra di voler restare saldamente al centro della scena politica come pivot del centrodestra. L'importante ora è far capire all'esterno che Marchini «è l'unico che può vincere al ballottaggio». Un approccio pragmatico che dai primi riscontri appare destinato a rinvigorire le liste azzurre per il Campidoglio. La mossa successiva è quella di convincere Francesco Storace a convergere sul nuovo candidato unitario.
Dall'ex governatore del Lazio arrivano segnali importanti, Antonio Tajani è impegnato nella mediazione, ma poi sarà Berlusconi a dover chiudere. Una presenza, quella di Storace, giudicata importante per far capire che con Marchini è possibile rappresentare tutto lo spettro dell'elettorato di centrodestra.
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