L' ultima volta si erano incontrati a Villa Grande sull'Appia. Era il 10 febbraio e stava nascendo l'esecutivo Draghi. La formula politica del «governo di unità nazionale» che proprio Silvio Berlusconi per primo aveva proposto per uscire dalla crisi politica provocata dalla caduta del governo giallorosso. Da allora il leader di Forza Italia e il segretario della Lega, Matteo Salvini non si erano ancora visti di persona. E ieri l'incontro ha avuto come sede Villa Certosa, il buen retiro sardo del presidente Berlusconi.
Tanti i temi trattati. Per urgenza, ovviamente, alla cima della lista c'è la crisi afghana con la caduta del governo Gahni. E tutto ciò che la conquista del potere da parte dei talebani si porta dietro in termini di violenza e instabilità politico-economica. L'incontro, però, ha avuto come obiettivo quello di fissare dei punti fermi sulla nascita della cosiddetta «federazione» del centrodestra. L'obiettivo, come ha ribadito Berlusconi al suo ospite, è quello di presentare alle prossime elezioni politiche del 2023 un soggetto politico forte e coeso. E, per arrivare a quell'obiettivo, quali tappe intermedie ci sono senz'altro il sostegno al governo Draghi e le elezioni del prossimo presidente della Repubblica.
Per ciò che concerne le amministrative, Salvini e Berlusconi concordano nell'osservare che tutto il centrodestra - comprensivo del partito guidato da Giorgia Meloni - riesce a esprimere candidati unitari (l'ultimo caso è Cosenza dove il centrodestra correrà compatto per sostenere la candidatura a sindaco di Cosenza di Francesco Caruso) e una forte compattezza di coalizione.
I due leader hanno convenuto soprattutto che non ci saranno liste uniche alle amministrative. I malumori e i dubbi della vigilia, espressi da molti rappresentanti dei due partiti, sono stati così fugati. La «federazione» per il momento si esprimerà soltanto in un maggior coordinamento dell'azione parlamentare delle forze di governo di centrodestra. Più coordinamento richiederanno infatti le iniziative parlamentari dei gruppi e soprattutto l'azione di confronto politico all'interno della maggioranza. Come già avanzato nei giorni scorsi, si pensa anche a un'alternanza dello speaker che con una sola voce avanza le proposte dei partiti di centrodestra. Almeno fin quando dura appunto il governo di unità nazionale guidato da Mario Draghi.
Salvini e Berlusconi si sono poi trovati concordi nell'apprezzamento proprio dell'azione del premier. Il Pnnr con il suo corollario di riforme (giustizia, burocrazia e fisco) è la prova dell'efficacia del dialogo con Palazzo Chigi.
Dopo il Covid, la nuova emergenza si chiama Afghanistan. E anche su questo tema i due leader si sono trovati concordi. Per entrambi resta alto il rischio di infiltrazioni terroristiche in Europa e nel nostro Paese. Dopo la presa del potere dei talebani la situazione sta degenerando e ciò rende necessario un duplice intervento. Bisogna mettere in sicurezza coloro che negli anni hanno collaborato per rendere l'Afghanistan un paese democratico - concordano i due leader - e, allo stesso tempo, che la comunità internazionale intervenga rapidamente per evitare che la fuga dai talebani si trasformi in un esodo disordinato che avrebbe conseguenze drammatiche in termini di vite umane e di conseguenze sui Paesi di arrivo.
Bisogna insomma scongiurare il rischio di
infiltrazioni terroristiche attraverso un'immigrazione incontrollata. Serve soprattutto che questa crisi non finisca per trasformarsi in una opportunità per la Cina di rafforzare il suo disegno egemonico a livello economico.
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