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Lega, cosa c'è dietro il passo indietro di Morisi

A una settimana dal voto, le acque dentro la Lega sono sempre più agitate e la leadership di Matteo Salvini non è così salda come si immagina...

Lega, cosa c'è dietro il passo indietro di Morisi

A una settimana dal primo turno delle Comunali, le acque dentro la Lega sono sempre più agitate. Il voto sul green-pass ha evidenziato le differenze all'interno dei gruppi parlamentari e, secondo alcuni, questo potrebbe essere il preludio di una scissione.

“Divisioni tra Zaia. Fedriga, Giorgetti e Salvini? Non è vero niente”, sentenzia a ilGiornale.it un parlamentare leghista di lungo corso che aggiunge: “Giorgettiani e salviniani. Bossiani e maroniani. Cambiano gli attori, ma la solfa è sempre la stessa perché tentano di spaccarci da 25 anni visto che la Lega è sì un partito di governo, ma anche un partito antisistema”. Il Carroccio fa quadrato attorno al segretario, bollando i rumors giornalistici delle ultime settimane come “fantasie”. Eppure qualche voce critica, rigorosamente a taccuini chiusi, inizia a farsi sentire e sommessamente ci dice: “C'è una certa insofferenza verso alcune scelte di Matteo Salvini, ma quel che si vuole ottenere non è il cambio del segretario federale perché il vero malessere vero è nei confronti del suo cerchio magico”. I nomi presi di mira sono ormai noti: “Verso Durigon, Borghi e Bagnai c'è un odio quasi unanime dentro i gruppi della Lega..”. In realtà, ci viene ribadito, “che la Lega sia divisa è tutta una fantasia. Dentro il Carroccio c'è un dibattito che rispecchia esattamente il dibattito che c'è anche nel Paese”.

I vaccini non sono temi tradizionali della Lega come possono essere le tasse e l'immigrazione, ma si avvicinano molto a un problema etico. “È un tema che va a toccare la sfera personale ed è normale che nella Lega vi siano sensibilità differenti proprio come avviene nella società moderna”, ci spiegano. Insomma, non sarà sui vaccini che la Lega si scinderà. Anzi, tutti continuano a escludere categoricamente la scissione, ma è probabile che dopo le amministrative qualcuno chieda il conto. “E il conto non è necessariamente il cambio di Salvini, ma la pulizia di certi soggetti improponibili”, ci dicono riferendosi al passo indietro di Luca Morisi come capo della 'bestia', ossia la comunicazione social della Lega. Sulla sua figura le diversità di vedute sono evidentissime. “Era inevitabile che Morisi lasciasse perché la comunicazione era completamente sbagliata e non era più al passo con i tempi. Non siamo più un partito al 3% che deve crescere, siamo un partito che ha l'ambizione d'essere il primo partito d'Italia di centrodestra e, invece, abbiamo fatto una comunicazione da guerrafondai. Non era più tollerabile”, ci confida un 'giorgettiano doc'. “Morisi? Se n'è andato via per motivi familiari”, assicurano, invece, i salviniani. “La sua uscita, in realtà, è un segnale di una trattativa che porterà Salvini a spogliarsi di alcuni suoi fedelissimi che non sono all'altezza. Morisi è solo il primo...”, replicano i più filo-governativi. Secondo Dagospia, invece, i motivi dell'addio di Morosi sarebbero essenzialmente due. Da una parte i più moderati ( i giorgettiani) non avrebbero gradito gli attacchi alla Lamorgese, mentre dall'altra parte Salvini non avrebbe gradito il sorpasso della Meloni nei sondaggi.

“Governando è normale che l'asse si debba spostare al centro per fare qualcosa di più moderato sennò restavamo all'opposizione con Fratelli d'Italia”, aggiungono i più "draghiani". Secondo i giorgettiani: “Ci sono troppe persone che tirano per la giacchetta Salvini. Serve avere la barra dritta”. Tra di loro c'è anche chi si azzarda a dire: “Massimiliano Fedriga ha smentito di volersi candidare a segretario federale ma, come si sa, spesso le smentite sono delle conferme”. Chi conosce bene il governatore del Friuli Venezia Giulia, però, è convinto che nulla di tutto ciò sia vero: “Non credo assolutamente voglia candidarsi”, ci dice e aggiunge: “Tutto viene enfatizzato perché giocano a dividerci.

Quelli che dicono queste cose fa il gioco dei nostri nemici: Letta e i Cinquestelle”.

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