Il bianco e il nero

"Si guardi dal Pd". "No, occhio a Salvini...". Cosa rischia Draghi?

Per la rubrica Il bianco e il nero abbiamo interpellato Giovanni Orsina e Gianfranco Pasquino sui primi cento giorni del governo Draghi

"Si guardi dal Pd". "No, occhio a Salvini...". Cosa rischia Draghi?

Il governo Draghi ha da poco tagliato i primi 100 giorni di vita. Un traguardo importante per un esecutivo che si appresta ad affrontare parecchie insidie. Per la rubrica Il bianco e il nero ne abbiamo parlato con Giovanni Orsina, direttore della Luiss School of Government, e con Gianfranco Pasquino, professore emerito di Scienza Politica e autore del libro 'Libertà inutile, profilo ideologico dell'Italia repubblicana'.

Che giudizio dà dei primi 100 giorni del governo Draghi?

Orsina: “Positivo perché il governo Draghi aveva principalmente la missione di vaccinare e l'ha compiuta. Un mese fa si è preso un “rischio calcolato” con le riaperture e ha avuto successo. Poi, ha rispettato la scadenza per la presentazione del Pnrr. E, anche se c'è ancora molto da fare, è un Pnrr decisamente migliorato rispetto alla bozza che aveva ereditato da Conte”.

Pasquino: “Promosso. Draghi aveva due problemi: come affrontare la pandemia e le vaccinazioni e, poi, come chiudere il Piano di Ripresa e Resilienza da mandare alla Commissione Europea. Per quanto riguarda la pandemia ha fatto molti passi avanti importanti. Non è finita però e personalmente credo che non finirà mai però siamo sulla strada giusta. Per quel che riguarda il Pnrr, il governo ha mandato i documenti e, ora, dobbiamo aspettare la risposta della Commissione Europea. In entrambi i casi secondo me ha avuto un buon successo e, quindi, secondo me, è da promuovere. Ora, ha altri problemi tra cui riuscire a semplificare il funzionamento del sistema e della burocrazia”.


Secondo lei, questo governo durerà solo fino all'elezione del Capo dello Stato oppure anche oltre?

Orsina: “Veramente non è prevedibile perché tutto dipende da come si giocherà la partita sul Capo dello Stato e indovinare l'esito di quella gara è pressoché impossibile. Di certo durerà fino all'elezione del Capo dello Stato. Poi vedremo. L'opzione Draghi al Colle, comunque, è tra quelle possibili”.

Pasquino: “Questa è una scelta che spetta a Draghi e a Mattarella. A Draghi perché deve dire lui è disponibile per fare il presidente della Repubblica, visto che sono in molti che lo candidando. E spetta anche a Mattarella per sentire se lui è disponibile a restare ancora un anno o un anno e mezzo per consentire la fine della legislatura. Io vedo tutto questo come molto complicato. Capisco le ambizioni personali e le condivido entrambe. Se mi proponessero di fare il presidente della Repubblica, accetterei. Ma capisco anche l'ambizione personale di portare a compimento l'opera iniziata come capo del governo che, nel 2023, certamente sarà un po' più avanzata di quel che è attualmente. È una situazione complicata, ma un Paese non dovrebbe essere appeso a due uomini. Bisognerebbe che la politica riuscisse a individuare un profilo adeguato, senza impedire che telefonino a Draghi o a Mattarella. Vedano loro come sbrogliare questa complicata situazione”.

Chi darà più problemi al premier? L'esuberante Salvini oppure Letta con le sue proposte di sinistra?

Orsina: “Un mese fa avrei dato una risposta diversa. Adesso dico che probabilmente chi darà più difficoltà sarà il Pd, ancor più di Letta. Perché è un partito in difficoltà. La Lega è molto più compatta. Un partito con fratture interne è destinato a scaricarle sul governo. Questo, a meno che non ci sia una crisi migratoria importante. In quel caso, allora, potrebbe essere Salvini a dar più problemi”.

Pasquino: “Letta non dà problemi. Deve solo mantenere una sua visibilità e far vedere che il Pd ha delle proposte, però, poi le ritira subito non appena Draghi dice che non vanno bene. Letta, al contrario di Salvini, non è preoccupante anche perché sa che non vincerebbe le prossime elezioni tanto più se fossero ravvicinate. Salvini, invece, sa che le vincerebbe e, quindi, ha interesse a tirare la coda non tanto per non essere identificato come quello che ha fatto cadere un buon governo. Certo, però, continua ad essere molto 'svolazzante'”.

Quale sarà la principale insidia per il governo nei prossimi mesi: l'immigrazione o l'economia?

Orsina: “Potrebbe essere sia l'immigrazione sia la situazione economica, i fallimenti e la disoccupazione anche se in entrambi i casi il governo si sta muovendo per cercare di ammortizzare”.

Pasquino: “La sfida maggior per il governo è ridurre la disoccupazione, saper ri-orientare la forza lavoro e riuscire ad imporre alle imprese di essere molto più responsabili nel produrre la ripresa. E le imprese devono essere dinamiche senza procedere a licenziamenti di massa non giustificati che incidono sulla ripresa. Se milioni di persone non hanno più soldi per mangiare, certamente non rilanceranno l'economia. Sul tema del lavoro sento delle proposte e delle repliche alquanto sgangherate”.

Quale partito uscirà maggiormente con le ossa rotte da questa esperienza di governo?

Orsina: “Dipende da come andrà l'esperienza di governo. Qualora andasse bene potrebbe anche non danneggiare nessuno dei partiti che ne fanno parte. Rischia di più il Pd non tanto per il governo, ma, di nuovo, per la sua fragilità interna. Fatica ad approfittare di un esecutivo al quale, teoricamente, sarebbe vicino”.

Pasquino: “Potrebbe essere che nessuno esca con le ossa rotta, se è entrato in condizioni buone. Quello che ha già le ossa rotte è il M5S che è già la metà quel che era nel 2018. Deve essere lui a recuperare le sue sparse membra. Deve riuscire a mettere insieme quelli che ha espulso, che se ne sono andati e che sono insoddisfatti. In questa fase non si vede qual è il contributo del M5S al governo ed è difficile che possa rivendicare qualcosa. Il problema è non è se escono o meno con le ossa rotte, ma che capiscano cosa fare dopo. Ma il problema è che i partiti usciranno con le stesse ossa di prima che già prima non davano un'ossatura decente al sistema politico italiano.

Un sistema che i partiti, anche dopo la 'parentesi Draghi', non saranno in grado di ristrutturare”.

Commenti