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Biden, l'ultima gaffe è sulla Meloni

Il presidente Usa: "Visto cosa è successo in Italia? Non siate ottimisti". Poi la retromarcia

Biden, l'ultima gaffe è sulla Meloni

Washington. «Avete visto cosa è successo nelle elezioni in Italia? Avete visto cosa succede nel mondo? Non possiamo essere troppo ottimisti nemmeno qui». Il tono è confidenziale, la platea è amica, quella della Democratic Governors Association. Il contesto è quello di un ricevimento di raccolta fondi, in vista delle elezioni di midterm di novembre. È qui che Joe Biden, senza pesare troppo le parole, alla fine di una lunga giornata, piazza il suo ragionamento a braccio sul grande scontro mondiale tra «democrazie e autocrazie», sul fatto che anche in America, con un'eventuale vittoria dei Repubblicani «Maga», l'ala trumpiana del partito, la democrazia sarebbe «a rischio». Che per fare tutto questo accosti la Cina di Xi Jinping (citata poco prima del passaggio sull'Italia) alla vittoria elettorale del centrodestra nello Stivale è certamente una gaffe, di quelle alle quali Biden ci ha abituato da anni. Nel pomeriggio, tanto per dare un'idea, partecipando a un altro evento, il presidente si era rivolto alla platea, chiedendo: «Jackie, sei qui? Dove sei?». La poveretta, Jackie Walorski, deputata dell'Indiana, era morta in un incidente stradale il 3 agosto.

Parole che, sebbene espresse in un contesto conviviale e al riparo dalle telecamere, contraddicono clamorosamente la linea finora assunta dall'Amministrazione dopo il voto del 25 settembre, con la netta vittoria del centrodestra a guida Meloni. Che l'imbarazzo per le frasi di Biden sia grande, lo conferma il fatto che la Casa Bianca sia stata costretta a una retromarcia: «Rispettiamo la scelta democratica degli italiani».

A parlare per primo era stato il segretario di Stato Antony Blinken. «Siamo ansiosi di lavorare con il nuovo governo italiano sui nostri obiettivi condivisi, a cominciare dal sostegno all'Ucraina. L'Italia è un alleato vitale, una democrazia forte e un partner prezioso», aveva detto lunedì il capo della diplomazia Usa. Stesso concetto ribadito poche ore dopo dalla Casa Bianca e, di nuovo, dal dipartimento di Stato. Senza contare che il giorno prima dell'uscita di Biden, il presidente ucraino Zelensky si era congratulato via Twitter con Giorgia Meloni, e la premier in pectore aveva prontamente risposto, confermando l'impegno italiano al fianco di Kiev.

Che nessuno abbia informato Biden di quale sia la linea della sua Amministrazione sull'alleato italiano, a cominciare dal ruolo chiave di Roma nella Nato e nell'Unione europea, appare azzardato. È più verosimile pensare che nel contesto in cui ha parlato, in Biden abbia prevalso l'appartenenza politica, il richiamo a quella sorta di «Ulivo mondiale», per dirla all'italiana, che i Democratici Usa evocano dai tempi di Bill Clinton. E in questo non può non avere pesato la passata vicinanza di Meloni e di Matteo Salvini a Donald Trump e a quell'ala, ora maggioritaria, del Partito repubblicano, che Biden considera un «pericolo per la democrazia». Se poi ci si aggiungono gli editoriali della stampa liberal Usa sul «pericolo fascismo» che hanno accompagnato le elezioni del 25 settembre, il gioco è fatto. Un gioco nel quale Mosca, con la solita azione di disturbo, non ha tardato ad inserirsi.

«La Russia è pronta a collaborare con il nuovo governo italiano», ha prontamente fatto sapere la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.

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