Milano - Ci sono vicende d'infinita sofferenza destinate a trascinarsi nel tempo. Moltiplicando il dolore allo spasimo e divorando l'anima sia di chi le orchestra sia di chi invece è condannato solo a subirle. Molte riguardano i figli, che troppo spesso sembrano stati messi al mondo solo per essere usati come strumenti di tortura tra i genitori. Padri come Maher Balle, 42 anni, siriano. Che venerdì a Milano, prelevandola da scuola all'insaputa della madre, ha rapito per la seconda volta in poco più di due anni la figlia undicenne, per sottrarla all'ex moglie di origine ecuadoriana, la 53enne Mariana Veintimilla da cui è separato e alla quale la bambina è stata affidata. «Speriamo sia ancora in Italia. Non capiamo perché si sia spinto a tanto visto che poteva incontrare la figlia liberamente» spiega il legale della donna, Angelo Musicco.
Venerdì, ultimo giorno di scuola prima delle vacanze natalizie, i ragazzi sono usciti da scuola con un'ora di anticipo, ma Mariana Veintimilla non ne era a conoscenza. Maher Balle si è presentato così alle 13 nella scuola media in zona Porta Romana dove la ragazzina da poco più di venti giorni ha iniziato a frequentare il primo anno. E prendendo alla sprovvista anche il personale dell'istituto - che non ha sollevato obiezioni - ha portato la figlia via con sé. Ora ha il cellulare spento e una testimone sostiene di averlo visto non lontano dalla scuola mentre portava due valigie. Le ricerche dell'uomo sono scattate immediatamente dopo la denuncia della Ventimilla che, insieme all'avvocato Musicco, non appena si è accorta della scomparsa della figlia, è corsa in Procura dal pm Christian Barilli, titolare dell'inchiesta. Quindi la polizia ha controllato gli aeroporti e le stazioni, per il momento senza risultati.
Ma facciamo un passo indietro nel tempo per comprendere meglio questa brutta vicenda. Dopo essersi separato dalla Veintimilla, Maher Balle aveva rapito per la prima volta la figlia nell'agosto 2017, quando la bambina aveva 9 anni, per portarla via con sé, vicino a Damasco, in Siria, dove abitano i suoi familiari. Circa un mese dopo il rapimento, Mariana Veintimilla era arrivata fino in Giordania per cercare di convincere il padre di sua figlia a tornare indietro con la piccola, ma lui era scappato di nuovo con la bambina. Madre e figlia hanno potuto riabbracciarsi solo il 29 novembre di quest'anno, in tribunale a Milano, grazie a una complessa e delicatissima operazione di polizia escogitata dopo che l'uomo aveva promesso per due volte di rientrare in Italia con la piccola e non l'aveva mai fatto. Così, seguito da un gruppo di agenti, il siriano era arrivato con la bambina davanti al pm Christian Barilli, nel giorno in cui si teneva l'udienza del processo nel quale era accusato di sottrazione internazionale di minore. Il giudice aveva stabilito per lui un programma di messa in prova.
«Ti prego, riportami mia figlia, le fai un danno» ha gridato ieri la
Veintimilla lanciando un appello accorato all'ex dai microfoni di Tgr Lombardia. Quindi ha rivolto un messaggio anche alla figlia, implorandola di tornare a casa. «Ti aspetto, la mamma ha bisogno di te per andare avanti».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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