Bimbo caduto: indagate due maestre e la bidella

Sono accusate di omicidio colposo e omessa vigilanza. Ma l'elenco potrebbe allungarsi

Bimbo caduto: indagate due maestre e la bidella

Milano Come ci si aspettava, le accuse sono pesanti: omicidio colposo e omessa vigilanza. E anche se non si esclude che l'elenco degli indagati non termini qui, per il momento le imputazioni colpiscono le tre donne «chiave» di questa brutta vicenda: le due insegnanti che si trovavano nell'aula della prima C - quella di ruolo (42 anni) e la collega 47enne di sostegno - quindi la bidella «storica» della scuola primaria «Giovanni Battista Pirelli», di via Goffredo da Bussero (zona Bicocca, a nord della città), una 58enne non lontana dalla pensione.

Per la Procura di Milano sono loro a non aver vigilato su Leonardo «Leo» Acquaviva, il bimbo di 5 anni e mezzo che la mattina del 18 ottobre, poco dopo le 9.30, è precipitato dal secondo piano nella tromba delle scale mentre tornava in classe dopo essere andato in bagno ed è morto quattro giorni più tardi all'ospedale Niguarda senza mai aver ripreso conoscenza. Il piccolo Leo, infatti, mentre rientrava in classe, aveva notato in corridoio una sedia con le rotelle (appunto quella della bidella) e incuriosito da una classe che al piano sottostante stava uscendo dall'aula, l'aveva utilizzata per arrampicarsi finendo col perdere l'equilibrio e piombare giù nel vuoto per dieci metri.

Proprio per confermare l'esatta dinamica della caduta - che corrisponde ai dettagli forniti nelle deposizioni rilasciate in sede d'interrogatorio dalle tre donne - a novembre, il pm Letizia Mocciaro ha effettuato anche un esperimento giudiziale con un fantoccio. Il bambino, alto un metro e 10 centimetri, non avrebbe infatti potuto scavalcare il parapetto della scala se non fosse salito sulla sedia lasciata incustodita e che invece (ma qui la teoria la fa ampiamente da padrona) dovrebbe stare in un gabbiotto. Per sintetizzare: le insegnanti hanno fatto uscire dalla classe il bambino, che aveva chiesto due volte di andare in bagno, dando per scontato che fuori lo prendesse in carico la bidella, che però proprio in quella manciata di tragici secondi era già impegnata a sorvegliare altri due alunni alla toilette e che quindi lasciò che Leo rientrasse Leo in classe da solo: l'incidente sulla seggiola avvenne subito dopo.

Durante l'inchiesta sono emersi altri dettagli importantissimi per stabilire l'esatto addebito delle responsabilità. Uno riguarda il regolamento comunale di edilizia scolastica che prevede che i parapetti siano alti un metro e dieci centimetri, mentre quelli della scuola «Pirelli» sono più bassi, 1 metro e 2 centimetri. La norma però è stata aggiornata solo cinque anni fa e, non avendo validità retroattiva, non ha messo l'istituto scolastico nelle condizioni di modificare i parapetti facendone costruire di più alti.

Dalle indagini risulta anche che il preside ad agosto aveva fatto richiesta di più personale, riuscendo

a ottenere però solo un bidello a mezzo servizio. Per legge, infatti, il numero di collaboratori della scuola è proporzionato al numero di alunni, mentre il volume dell'edificio è un parametro non preso in considerazione.

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