La storia di un bimbo che spezza l'ostia per darne la metà al padre divorziato risposato e che, secondo l'attuale dottrina, non può riceverla, commuove vescovi e cardinali riuniti in Vaticano per il sinodo sulla famiglia. Accade anche questo alla turbolenta assise iniziata il 4 ottobre e che andrà avanti fino al 25. Non solo frange, veleni e lettere misteriose. Al Sinodo c'è anche una storia emozionante, raccontata da uno dei partecipanti. La vicenda mostra come la spinosa questione dell'ammissione alla comunione per i divorziati risposati sia al centro del dibattito tra i cardinali e i vescovi, tra chi suggerisce le ragioni della dottrina e chi sposa la linea della misericordia.
«Bisogna riconoscere che la questione è ampiamente tornata nella valanga degli interventi nelle ultime 24 ore», ha spiegato Romilda Ferrato, responsabile per la lingua francese dei briefing quotidiani organizzati dalla sala stampa della Santa Sede. Negli ultimi due giorni sono stati 93 gli interventi in Aula, frutto di un acceso dibattito sulla terza e ultima parte del documento-base e che riguarda il tema delle ferite delle famiglie, l'ammissione all'eucaristia per i divorziati risposati, le convivenze, l'accoglienza degli omosessuali. Ne viene fuori un quadro spaccato tra chi sottolinea che il ruolo della chiesa non è aderire all'opinione pubblica o politica ma essere fedele al Signore (la linea più tradizionalista), e chi vuole una Chiesa accanto alla gente, malgrado i loro fallimenti, senza per questo tradire la dottrina (la linea più progressista). E le spaccature diventano palesi. Il presidente della conferenza episcopale polacca, monsignor Stanislaw Gadecki, ribadisce il no all'ostia per i divorziati riaccompagnati. «Queste persone non sono scomunicate - ha detto - ma ci sono molteplici modi di partecipare alla vita della Chiesa». Il vescovo ha tuttavia riconosciuto che «chi è escluso dalla comunione ha un desiderio di eucaristia più forte di chi può accedervi». Un altro padre sinodale ha osservato: «Non si tratta di cambiare la dottrina cattolica, ma il nostro atteggiamento». E un altro: «Nella Chiesa non siamo ufficiali di immigrazione, che devono controllare perennemente l'integrità di chi si avvicina».
Monsignor Bruno Forte parla, alla Radio Vaticana, di un «clima di grande coinvolgimento», smontando le tesi complottiste: «Tradurre questa partecipazione in uno spirito di complotti o di divisioni mi sembra sia una forzatura». Dagli stessi microfoni, il cardinale George Pell ha smontato l'ipotesi - avanzata dal gruppo tedesco due giorni fa - di una «devolution» dottrinale alle chiese locali, ovvero una decisione da variare caso per caso. «Io vengo dalla lontana Australia. Come viviamo noi la nostra fede è ben diverso dalla Chiesa in Africa, in Sud America e in Asia. Ma sui punti essenziali della dottrina e sui sacramenti, specialmente la comunione - ha osservato il porporato - è essenziale l'unità, dal punto di vista dell'insegnamento».
Era stato il gruppo di lingua tedesca ad avanzare l'ipotesi di concedere la comunione ai divorziati risposati valutando i singoli casi, suggerendo una «giusta ed equa applicazione, con intelligenza e saggezza, delle parole di Gesù in tema di indissolubilità del matrimonio».
Il Papa partecipa alle discussioni, ascolta, dialoga con i partecipanti, e ha tempo anche per rilasciare interviste.
Come a Paris Match , una testata di certo non annoverata tra le preferite dai pontefici del passato. «Sono un prete di strada, mi piacerebbe mangiare una buona pizza con gli amici, ma so che non è facile», sorride il Pontefice.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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