Un anno, pena sospesa, per la maestra d'italiano 43enne accusata di omicidio colposo e che aveva chiesto il rito abbreviato; patteggiamento a due anni di reclusione per la bidella co-imputata e infine rinvio a giudizio con prima udienza l'11 luglio prossimo per l'altra insegnante, che aveva scelto il processo ordinario. Così ha deciso ieri il gup Elisabetta Meyer accogliendo la richiesta del pm Maria Letizia Mocciaro. I due magistrati si sono occupati della tragedia che la mattina del 18 ottobre di due anni fa, seppure in maniera impercettibile, fermò Milano. Ancora non c'era il Covid, no, eravamo nel 2019, ma quando muore un bambino anche il mondo per un attimo smette di girare. Stavolta poi era capitato in uno dei luoghi che dovrebbero essere tra i più sicuri e tutelati per i nostri figli, una scuola. E invece Leonardo Acquaviva, 5 anni e mezzo, con la scusa di andare in bagno, ma probabilmente solo «incuriosito dal vociare» di altri bambini che al pianterreno stavano tornando dalla palestra (come si legge nell'avviso di conclusione delle indagini) era riuscito, dopo averlo chiesto per ben due volte, a farsi dare il permesso per uscire dalla sua classe, alla scuola elementare «Giovanni Battista Pirelli» di via Goffredo da Bussero, in zona Niguarda, periferia nord della città. Quindi, una volta fuori dalla toilette, anziché rientrare subito in aula, in pochi secondi era salito su una sedia girevole, a rotelle che aveva trovato in corridoio, si era avvicinato alla balaustra interna dell'istituto, per poi sporgersi e piombare nel vuoto dal secondo piano dell'edificio, nella tromba delle scale, facendo un volo di oltre 13 metri. Operato all'ospedale Niguarda, Leonardo morirà 4 giorni dopo.
Le due insegnanti sono accusate di avere «omesso la dovuta vigilanza sul bambino» avendogli consentito di «recarsi ai servizi igienici fuori dall'orario programmato» e violando così il regolamento dell'istituto e la direttiva della scuola sulla vigilanza agli alunni.
La collaboratrice scolastica non avrebbe invece «vigilato sulla sicurezza e sull'incolumità dell'alunno», utilizzando anche il telefono cellulare «per scopi personali durante il tempo in cui avrebbe dovuto effettuare la sorveglianza al piano». Inoltre la donna si sarebbe allontanata dalla sua postazione di vigilanza, da cui avrebbe potuto vedere il piccolo, e avrebbe anche lasciato incustodita e in prossimità delle scale la sua sedia girevole.
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