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Il Biscione punta sulle azioni proprie

Mediaset può salire al 10% così da aumentare i diritti di voto Fininvest al 50%

Il Biscione punta sulle azioni proprie

Vivendi vola dal 12 al 20% di Mediaset e nella partita scende in campo direttamente anche Silvio Berlusconi. Il fondatore ha tenuto a specificare che la famiglia è compatta e che la mossa dei francesi è un'operazione ostile. Comunque sia anche ieri il titolo Mediaset è salito in Borsa dell'1% segno che gli acquisti sulle azioni erano stati fatti preventivamente. Ora l'obiettivo della controllante di Mediaset, Fininvest, la cassaforte della famiglia Berlusconi è quello di mettere Vivendi all'angolo per impedirle di lanciare l'Opa che diventa obbligatoria al superamento del 30% del capitale, una soglia più alta rispetto al 25% perchè c'è un'azionista di maggioranza con una quota cospicua.

Fininvest comunque è già corsa ai ripari salendo dal 34,7 al 38,2% con il 39,7 di diritti di voto (grazie al 3,8% di azioni proprie Mediaset che non votano). Ed è proprio questa modalità che potrebbe essere usata per salire ancora nei diritti di voto di Mediaset, portandosi a ridosso del 50% per frenare le mire dei francesi.

Mediaset ha ora il 3,8% di azioni proprie, ma nella scorsa assemblea aveva stabilito di poter incrementare questa quota fino al 10%. Da notare che Mediaset ha le riserve necessarie per portare a buon fine l'operazione. Questa mossa, se portata a compimento, limiterebbe certamente il raggio d'influenza in una ipotetica assemblea chiamata da Vivendi, perché ovviamente la forza dell'asse Fininvest-Mediaset salirebbe. Quanto alla Borsa, le azioni, anche ieri, sono state scambiate a ritmi vertiginosi: 83 milioni di pezzi, quasi il 7% del capitale, con il titolo che ha chiuso a quota 3,62 euro, con un massimo intraday a 3,9 euro. In pratica Mediaset si è rivalutata del 53,03% nell'ultimo mese, riducendo la perdita su base annua al 6,28 per cento.

Certo stupisce la rapidità con cui Vivendi ha portato a compimento il suo piano, annunciato solo lunedì scorso dichiarando di avere in portafoglio il 3% del Biscione, ma poi salendo rapidamente al 20% con le azioni Mediaset risalite ai livelli di luglio, ossia prima dell'annuncio fatto da Vivendi della rottura delle trattative per Mediaset Premium. Dopo quella data la frattura tra le due società si è fatta più ampia. Mediaset e Fininvest sono comunque sempre decise a far valere in tribunale le loro ragioni con una richiesta danni da 1,5 miliardi. La prima udienza sarà il 21 marzo e la strada per Vivendi è tutta in salita. «È una situazione difficile - ha detto il presidente Mediaset Fedele Confalonieri - noi siamo abituati alla concorrenza esterna, ma è la prima volta che si deve guardare da quella interna».

E si perchè Vivendi con il 20% del capitale chiederà certamente dei posti in cda. Il patron Vincent Bollorè vuole dunque cercare di blindare Mediaset e la sua Premium da possibili offerte che potrebbero arrivare da Sky. Il paradosso e che se l'operazione andasse in porto si realizzerebbe quell'unione con Telecom, di cui Vivendi è primo azionista, di cui si era vagamente ipotizzato già nel 2006.

Ai tempi del progetto poi passato alla storia come «piano Rovati», dal nome del suo ideatore, Angelo Rovati, consigliere economico dell'allora premier Romano Prodi.

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