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Il bivio di Speranza: deve scegliere tra Letta e Conte

Articolo Uno può rientrare nel Pd, dove però si storce il naso per la "ditta", o dare vita ad una "costituente di sinistra" con Conte. Ma nessuno, a sinistra, è entusiasta del loro arrivo

Il bivio di Speranza: deve scegliere tra Letta e Conte Esclusiva

Roberto Speranza è ad un bivio: il ministro della Salute deve decidere se traghettare Articolo Uno all'interno del Partito Democratico o se consegnare quel che resta della sinistra italiana tra le braccia di Giuseppe Conte, che dal canto suo ha chiuso, da ospite d'onore, l'ultimo congresso della formazione fondata nel 2017 ed entrata in Parlamento con il cartello di Liberi e Uguali.

Sullo sfondo ci sono le elezioni politiche del prossimo anno, con la variabile legge elettorale, certo, ma anche con la consapevolezza che, qualunque siano le regole del gioco, difficilmente la sinistra massimalista riuscirà di nuovo a fare il proprio ingresso alla Camera ed al Senato in maniera autonoma. Serve, insomma, un accordo che possa concedere ad Articolo Uno (una delle tre branche di Leu) qualche scranno.

Un retroscena pubblicato da Repubblica narra di una possibile costituente di sinistra tra il capo grillino, Pier Luigi Bersani e lo stesso Roberto Speranza. In realtà, dalle parti del Nazareno raccontano al Giornale.it di come Speranza stia soprattutto pensando a "quando" rientrare tra i Dem, e non più al "come". Sì, perché si tratterebbe in fin dei conti di attendere la fine delle "Agorà" del Partito Democratico. Poi, dipendesse da Speranza, dovrebbe arrivare l'annuncio ufficiale.

Lo stesso annuncio che però dovrebbe garantire la rielezione ad un manipolo di dirigenti dell'attuale Articolo Uno, con la ridiscesa in campo di Bersani e con la presenza, non si sa ancora quanto diretta, di Massimo D'Alema. Quella di Articolo Uno può essere un'adesione oppure un accorpamento da soggetto politico esterno: cambia poco. Il punto semmai - come abbiamo già avuto modo di osservare - è che la parte centrista del Pd non ne vuole sapere del rientro della "ditta". Anche perché si tratterebbe di cedere posti in Parlamento a chi dal Pd era uscito in forte polemica.

Ecco allora che spunta la carta "Giuseppe Conte", che potrebbe servire anche come argomento in sede di trattativa agli uomini di Speranza: Articolo Uno, in caso di fuoco di sbarramento da parte dei Dem, potrebbe ricordare ad Enrico Letta di possedere un'alternativa pronta. Ma alla base grillina, che è da sempre allergica alle contaminazioni con altri partiti (non i dirigenti, la base), starebbe bene la costruzione di una nuova "cosa" di sinistra con Speranza, D'Alema e Bersani? E che fine farebbe, come identità specifica, il MoVimento 5 Stelle?

L'onorevole Federico Fornaro, deputato di Articolo Uno, premette al Giornale.it che "Leu è stato un cartello elettorale tra tre soggetti politici, più alcuni indipendenti". Quei tre soggetti erano Articolo Uno, Sinistra italiana (che alle elezioni andrà con Europa Verde) e Possibile. Poi, dopo le politiche, "ogni soggetto si è ripreso la sua autonomia. E l'unica cosa che è rimasta è stato il gruppo parlamentare", insiste Fornaro. Leu, quindi, "non esiste, se non come soggettività parlamentare". Per gli uomini di Speranza poi, almeno sotto il profilo pubblico, non esiste un vero e proprio "bivio".

"Noi abbiamo fatto un congresso - afferma Fornaro - . Questo congresso si è concluso con un mandato al gruppo dirigente di verificare i livelli di collaborazione possibili con il Pd nella costruzione di una coalizione progressista larga che comprendesse anche il MoVimento 5 Stelle. Noi siamo fermi lì". Il parlamentare parla alora di due alternative. La prima: "Quella che il congresso auspicherebbe, ossia che alla fine delle Agorà il Pd lanci un processo per un nuova soggettività. Il problema non è il nome ma l'idea che possa allargare". E la seconda: "Un accordo elettorale, peraltro già fatto alle europee, quando avevamo nostri candidati nelle liste del Pd". Già per le prossime amministrative, del resto, sono state presentate liste miste Pd-Leu.

Tutto fatto, quindi? Non proprio. "Leu è il nostro ultimo problema", ci fanno sapere dal Nazareno, lasciando intendere come l'argomento di discussione, oggi come oggi, sia la linea di Giuseppe Conte rispetto al conflitto scatenato da Vladimir Putin in Ucraina, con tutto quello che quelle posizioni possono produrre in termini di instabilità del governo. Ma il bussare alla porta della "ditta" fa storcere il naso a parecchi, soprattutto ai garantisti ed ai moderati rimastri tra le fila Dem.

"Temo proprio che stia per tornare", ci fa presente, in modo sconsolato, una fonte.

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