Il black out del papà: "Mia figlia morta in auto. Ero certo fosse all'asilo"

L'uomo ai pm: "Non so cosa sia scattato nella mia testa". Il giallo del dispositivo salva-bebè

Il black out del papà: "Mia figlia morta in auto. Ero certo fosse all'asilo"
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«Ero convinto di averla portata al nido. Non so quale meccanismo sia scattato. Ero sicurissimo che Stella fosse lì anche quando mi sono messo d'accordo con Arianna, mia moglie, per andare a riprenderla». Sandro La Tona, 45 anni, padre della bimba lasciata in auto tutta la mattina di mercoledì, non si dà pace. Ascoltato dal pm Paolo Ieva che conduce le indagini, l'appuntato dei carabinieri non può far altro che ammettere il suo drammatico errore. Una tragica fatalità ma che per la piccola di appena 11 mesi è stata fatale. Il caldo, l'abitacolo infuocato della Renault Megane che ha innescato l'effetto serra, hanno fatto il resto. E quando la mamma, allarmata perché la bimba all'asilo non era mai arrivata, la trova priva di vita sul seggiolino dell'auto parcheggiata davanti l'ufficio del marito, non può far altro che chiedere aiuto. Le urla strazianti fanno accorrere i soldati di passaggio in via dei Fucilieri, nella cittadella militare della Cecchignola, che rompono un vetro per soccorrere la bambina. Troppo tardi.

Secondo una prima ricostruzione, Stella sarebbe rimasta chiusa nella vettura per oltre sei ore: dalle 8 quando La Tona parcheggia la Megane rossa, alle 14,30 quando la mamma esce di casa per andare a riprenderla. Dal nido aziendale al parcheggio del Ministero della Difesa sono pochi metri. Un'area di sosta frequentata da decine di impiegati ma nessuno, purtroppo, si accorge di quanto sta accadendo. L'uomo è accusato di abbandono di minore. Un atto dovuto per poter conferire l'incarico dell'autopsia all'Istituto di Medicina Legale dell'Università di Tor Vergata, che sarà eseguita oggi. Se l'esame confermerà quanto ipotizzato dal medico legale, ovvero che Stella è morta per asfissia dovuta alle alte temperature e alla carenza di ossigeno, La Tona sarà iscritto nel registro degli indagati anche per «morte come conseguenza di altro reato», ovvero l'abbandono. Accusa che potrà trasformarsi in sede processuale in omicidio colposo dal momento che l'averla lasciata sola in auto non sarebbe stato fatto intenzionalmente, con dolo.

Gli accertamenti tecnico scientifici sull'auto sequestrata sono ancora in corso da parte del nucleo operativo dell'Arma. Da valutare che tipo di «ovetto» era stato montato sulla monovolume, un'auto di nuova fabbricazione e che avrebbe dovuto avere il «dispositivo salvabebè» come prescrive la legge del 2019. Se così fosse, da accertare il mancato funzionamento del sistema di allarme sonoro che si attiva automaticamente sulle nuove sedute omologate e obbligatorie per i bambini fino a quattro anni di età. Relazione che non sarà sul tavolo del magistrato prima di due settimane. Una tragedia per la coppia di genitori, lei maestra d'asilo, lui stimato carabiniere in servizio alla Direzione Generale del personale della Difesa, che nessuna perizia o responsabilità potrà sanare. L'undicesima piccola vittima di una strage provocata da quella che gli psichiatri chiamano «Sindrome del bimbo abbandonato» e che colpisce decine di genitori. Stress, spossatezza fisica causata da decine di notti insonni, azioni eseguite come automi, di routine, porterebbero a un corto circuito mentale per cui si è convinti di aver portato il figlio a scuola, dai nonni o dalla baby sitter.

Tanto da chiudere portiere e finestrini e allontanarsi dall'auto, lasciandolo sui sedili posteriori. In tutti gli 11 casi accaduti negli ultimi 25 anni in Italia, i genitori non si accorgono di nulla perché il bambino dorme profondamente.

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