Blackout, 5 anni di allarmi sui rischi delle rinnovabili

Dal 2020 studi interni sui pericoli della transizione verde. Ipotesi di attacco hacker, la procura secreta le indagini

Blackout, 5 anni di allarmi sui rischi delle rinnovabili
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Prima ha negato pubblicamente che ci fosse la possibilità di un blackout nel paese, scrivendo su X che «Red Eléctrica garantisce la fornitura». Poi si è scoperto che per cinque anni gli allarmi sul rischio di blackout dovuto all'introduzione massiccia di energie rinnovabili sono stati ignorati. La Spagna prova a leccarsi le ferite dopo il gravissimo incidente di lunedì scorso, quando nel paese e in minor misura in Portogallo e Francia, la rete elettrica ha subito la più grande paralisi della sua storia recente.

Mentre la procura mette il segreto sulle indagini in corso, accentuando di fatto una situazione nebbiosa, un paper interno della rete nazionale rivela che era «essenziale» aumentare la capacità di stoccaggio o le interconnessioni per «garantire l'operatività» nella transizione verde: azione che non è stata messa in pratica. Inoltre, stando a quanto pubblicato dal quotidiano El Mundo, la stessa Red Eléctrica ha riconosciuto agli investitori il rischio di «disconnessioni» nel sistema dovute all'elevata penetrazione delle energie rinnovabili. Ma il governo di Pedro Sánchez anziché fare mea culpa, punta l'indice contro gli operatori privati e contro l'energia nucleare, definendoli «un problema».

Beatriz Corredor, presidente di Red Eléctrica afferma che «non è corretto collegare l'incidente alle energie rinnovabili perché le energie rinnovabili funzionano in modo stabile», chiudendo alle ipotesi di sue dimissioni, al contempo molti tecnici sui media iberici ritengono che se i problemi di progettazione della rete non verranno risolti, potrebbero verificarsi altri episodi simili. Red Eléctrica ha sostenuto che un'improvvisa interruzione di corrente, apparentemente fotovoltaica, ha provocato il «buio» che ha lasciato la penisola iberica senza elettricità. Nell'ultima relazione annuale stilata da Redeia, la società madre del gestore del sistema, c'è scritto che la chiusura di centrali elettriche convenzionali, come quelle a carbone, a gas naturale e nucleari, a seguito di decisioni normative, «implica una riduzione della capacità costante e delle capacità di bilanciamento del sistema elettrico, nonché della sua forza e inerzia».

Per cui se da un lato le rinnovabili portano in grembo prezzi più bassi e minori emissioni, dall'altro non sono immuni da vizi strutturali come accaduto in Spagna, anzi, la completa dipendenza solo dall'elettrico è un rischio che nessun paese può correre. Nel frattempo il paese deve fare i conti con le conseguenze dell'incidente, costato 400 milioni di euro secondo le stime del ministro dell'Economia Carlos Cuerpo. Attacca a testa bassa l'opposizione, con il leader di Vox, Santiago Abascal, che ha chiesto le dimissioni di Sánchez, ormai guidato da un «fanatismo climatico» che ha causato il blackout. L'esponente nazionalista sostiene che la scelta ultra ideologica del governo rende l'energia «più costosa e aumenta la vulnerabilità dei cittadini». Ha inoltre criticato il piano dell'esecutivo di eliminare l'uso del contante, perché durante il blackout il cash ha rappresentato «l'unico mezzo disponibile» per gli spagnoli in quelle ore drammatiche.

Pochi giorni fa Sánchez è stato in visita da Xi Jinping, per la terza volta in due anni, confermando anche gli impegni in ambito green durante un vertice con aziende cinesi, molte delle quali producono batterie elettriche o tecnologie per le rinnovabili.

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