Blitz nel bar: interrogatori in prigione per 3 indagati

Cominceranno questa mattina nel carcere romano di Regina Coeli gli interrogatori di garanzia di Antonio Casamonica e di Vincenzo e Alfredo Di Silvio, arrestati dalla squadra mobile e dallo Sco per l'aggressione avvenuta a Pasqua nei confronti di Marian Roman, gestore del Roxy Bar e di Simona Rossi, la cliente invalida civile «colpevole» di averlo difeso. I tre saranno sentiti dal gip Clementina Forleo che ravvisa a loro carico e a carico di Enrico Di Silvio, finito ai domiciliari, i reati di violenza privata, danneggiamento, lesioni personali con l'aggravante, tra l'altro, dell'utilizzo del metodo mafioso.

Ieri il prefetto di Roma Paola Basilone ha promesso che nella capitale gli aspetti criminali, già tenuti sotto controllo da tempo, verranno contrastati in maniera ancora più efficace, con azioni mirate. E ha sottolineato che la magistratura sta indagando già sulle occupazioni abusive, con riferimento al fatto che molti clan ci vivono da tempo. Che la gestione Raggi non contribuisca a migliorare la triste situazione in cui versa non solo la Romanina, ma la maggior parte delle periferie romane non è un segreto per nessuno. «Quanto accaduto al Roxy bar - interviene la Cgil di Roma e del Lazio - rende esplicito il profondissimo disagio che vivono le periferie romane, dove i diritti sociali prima ancora di quelli civili vengono messi in discussione. Sono fatti che richiedono un impegno diretto, giornaliero, sul campo, per contribuire a far crescere la cultura di contrasto alle mafie».

Fa quasi sorridere l'interesse istituzionale sulla Romanina, che da sempre è sotto scacco dei Casamonica, con gli abitanti costretti ad abbassare lo sguardo al passaggio di questo o quell'esponente.

A fine aprile alcune decine di appartenenti al clan hanno circondato il commissariato di via Orazio Raimondo, per chiedere il rilascio di Angelo, 36 anni, arrestato per una serie di rapine nei confronti degli automobilisti. Allora, però, l'attenzione mediatica era puntata altrove e ritorsioni e minacce nelle strade del quartiere erano normale amministrazione.