V ia libera alla coltivazione della cannabis, individuale e di gruppo. Cinque piantine per uno, 250 se si mette in piedi una società di 50 persone. Sempre e solo per uso personale. Limiti superabili se la droga viene finalizzata ad uso terapeutico. Coltivazione, preparazione e vendita saranno soggette al Monopolio dello Stato con gli stessi principi che regolano la vendita dei tabacchi.
Sono questi i punti qualificanti della proposta di legge sulla legalizzazione della cannabis per ora rimandata a settembre. Ieri l'avvio della discussione generale nell'Aula di Montecitorio ha già scatenato un serrato confronto tra favorevoli e contrari. I primi considerano comunque un risultato clamoroso il fatto che si sia riusciti a portare il provvedimento davanti all'assemblea anche se con una decisa forzatura. I numeri per approvarla infatti al momento non ci sono ed il rinvio a settembre era inevitabile di fronte alla pioggia di quasi 2mila emendamenti presentati oltretutto nella stragrande maggioranza da Ap nella quale gravita Ncd, ovvero un partito che governa tre ministeri compreso quello della Salute con Beatrice Lorenzin, già apertamente schierata contro la legalizzazione.
Promotore della proposta il sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova, primo firmatario Roberto Giachetti, ovvero due ex radicali passati il primo a Scelta Civica e il secondo al Pd. La proposta è stata sottoscritta da 223 deputati e 73 senatori. Sostanzialmente favorevoli M5S e Pd (ma con parecchie eccezioni) e Sinistra Italiana. Contrari Area Popolare e Forza Italia. Ben 1.300 emendamenti sono stati presentati proprio da Ncd. Mentre Giachetti esulta su Facebook scrivendo che «bisogna guardare con grande speranza ai possibili esiti dell'iter legislativo» il capogruppo di Forza Italia, Renato Brunetta, parla di «indecente forzatura su un tema delicato che mette in gioco la salute dei cittadini». Della Vedova non vuole alimentare pericolose contrapposizioni all'interno del governo e sottolinea come la proposta di legge sia «di iniziativa parlamentare» ma aggiunge pure che a questo punto la partita è aperta e si andrà a caccia dei voti mancanti per riuscire ad approvare il testo quando tornerà in aula dopo la pausa estiva. Ma i centristi al governo alzano le barricate. Per la Lorenzin legalizzare la cannabis è impensabile «perché droga e alcol sono piaghe da abbattere» mentre il ministro per gli Affari Regionali con delega alla Famiglia, Enrico Costa, sostiene che «statalizzare la droga è perverso». Il confronto tra favorevoli e contrari si consuma anche fuori dal Parlamento. È scontro tra magistrati. Mentre il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti ritiene che la legalizzazione della cannabis toglierebbe ossigeno ai trafficanti, sottraendo finanziamenti al florido mercato delle droghe, si dice assolutamente contrario il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri.
«Uno stato democratico non può permettersi di liberalizzare ciò che provoca danni alla salute dei cittadini», taglia corto Gratteri. Decisamente contrari anche i responsabili della Comunità di recupero di San Patrignano che invitano il Parlamento ad occuparsi «dei veri problemi dei giovani che sono occupazione e formazione».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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