Il blocco delle auto: atto illiberale e poco utile

Il blocco delle auto: atto illiberale e poco utile

di Simone Baldelli*

È di questi giorni la polemica suscitata dal blocco della circolazione delle auto che disposto per ben tre giorni a Roma e, in forme e tempi diversi, anche in altre città del centro-nord. La polemica ha riguardato principalmente i criteri utilizzati nella capitale, poiché lo stop forzato alla circolazione ha riguardato i diesel più recenti, Euro 6, e non, ad esempio, le auto a benzina delle categorie Euro3 ed Euro4.

Colgo l'occasione per svolgere una riflessione di carattere più generale sull'argomento, di cui mi sono occupato in Parlamento e che ho toccato anche nel mio recente libro dal titolo Piovono multe!, anche per formulare qualche proposta concreta. Premetto che io sono liberale perché amo la libertà individuale. E trovo francamente insopportabile il fatto che un sindaco possa vietarci di circolare liberamente con la macchina, con la moto, o col motorino, malgrado tutto quello che paghiamo di carburanti, accise, tasse, iva, bollo e assicurazione, senza considerare parcheggi a pagamento ed eventuali permessi di ztl.

Alla stessa maniera trovo insopportabile, ogni volta che c'è la cosiddetta «domenica a piedi», vedere nei vari TG le interviste di tizi entusiasti, a spasso con la famiglia in centri storici già normalmente chiusi al traffico, senza che si ascolti mai, almeno per par condicio, la voce di tutti quelli che, bloccati a casa e, magari, incazzati neri, considerano queste iniziative molto illiberali e assai poco utili.

È, infatti, opinione diffusa tra molti addetti ai lavori che la disciplina del cosiddetto «blocco della circolazione» abbia un impatto relativo sull'inquinamento ambientale.

Secondo l'Ispra, ad esempio, al primo posto per l'inquinamento ambientale ci sono gli impianti di riscaldamento, col 38 percento, al secondo posto gli allevamenti intensivi e la gestione dei reflui, col 15 percento, e al terzo, l'industria con l'11 percento e al quarto, col 9 percento, le automobili e la circolazione stradale. Inoltre, ogni amministrazione comunale si regola per conto proprio, con il paradosso che, durante una giornata di blocco, la stessa macchina potrebbe circolare in una città, ma non in un'altra, che magari si trova solo a poche decine di chilometri di distanza.

Oltre a questo c'è da dire che manca un meccanismo di comunicazione certo ed efficace, che garantisca a ciascun cittadino proprietario di ciclomotore o di motociclo o di autoveicolo, di avere informazioni dirette e con un congruo preavviso su criteri, giorni e orari di durata del «blocco».

C'è, poi, un aspetto che riguarda il tema delle sanzioni: non tutti sanno che dopo la seconda violazione del «blocco» di circolazione nell'arco di due anni, c'è la sospensione della patente da 15 a 30 giorni. E mi sembra, onestamente, una misura sproporzionata.

Forse bisognerebbe prima chiarire bene quali siano le sostanze inquinanti che si vogliono ridurre e, poi, individuare le misure più idonee di contrasto. Inoltre, se non si ha un sistema di trasporto pubblico efficace, tutte le altre forme di mobilità diventano inevitabilmente scelte obbligate.

Sarebbe, quindi, il caso che, ed è quello che ho chiesto con una interrogazione parlamentare di circa un anno fa, il governo facesse tre cose: 1. svolgesse un monitoraggio, per quanto di competenza, sull'effettiva efficacia di queste iniziative; 2. promuovesse l'armonizzazione di queste iniziative in modo da renderne omogenei i criteri, almeno per macro-aree; 3.

assumesse iniziative per introdurre l'obbligo di adottare un qualche meccanismo di comunicazione-informazione diretta ai cittadini su date, orari e modalità della circolazione. Basterebbe un sms o un messaggio su WhatsApp. Non vi sembrano proposte di buon senso?

*deputato di Forza Italia

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