L'esplosione l'ho sentita intorno alle dieci e mezza di mattina. Alla Rustica, un quartiere della periferia est di Roma, dove sono nato e cresciuto e dove tutt'ora vivo, la domenica è un riposo. Ero in terrazzo, un bel sole e ogni tanto un vento leggero che rinfrescava. Leggevo i giornali comprati poco prima nell'edicola della piazza, mentre qualcuno entrava ben vestito in chiesa per la messa delle prime comunioni e qualche altro faceva colazione al bar. Tutto come sempre. In un primo momento non avevo dato gran peso al boato. Poi, nell'immediato, suoni di sirene hanno cominciato a riempire l'aria. La notizia dell'esplosione della palazzina è stata svelta a raggiungermi.
Via Palata è in una zona del quartiere un po' fuori mano, appena oltre la linea del Grande Raccordo Anulare. Di fronte quella strada senza uscita, sulla via principale che la incrocia, via Galatea, c'è un grosso rivenditore di materiale edile, qualche casetta a pochi piani, il Centro Missionario Mariano Cristo Redentore e un vasto pratone recintato. Insomma, non è proprio una zona di passaggio, la si percorre solo se ci si abita.
Quando la raggiungo in motorino c'è parecchio assembramento giornalisti, qualche curioso che abita da quelle parti e alle finestre dei palazzi intorno stanno tutti affacciati ai balconi. Ovviamente non mancano squadre di vigili del fuoco e forze dell'ordine. Noto anche un uomo con una macchina fotografica e la pettorina con la scritta «Polizia Scientifica». Lo scoppio è avvenuto nel sottoscala di una palazzina di tre piani al civico 14 abitata da una ventina di persone. Non ci si può avvicinare troppo, è stata posta una soglia di sbarramento. Mi accorgo di conoscere uno dei vigili del fuoco che esce da lì, perché frequentiamo la stessa palestra in questo quartiere. Lo saluto e lo fermo un momento. Mi racconta che hanno estratto cinque persone che sono state portate immediatamente in ospedale. Pare però che nessuno sia in pericolo di vita. Gli chiedo se possono esserci altre persone tra le rovine, ma mi conferma che hanno compiuto diversi rilievi per assicurarsene e non credono ci sia qualcun altro. Il sottoscala- mi dice- era diviso in tre mini appartamenti dati in affitto, ora non è rimasto niente, è tutto distrutto. La causa pare sia stata una fuga di gas metano. Quindi nessuna bombola come avevo sentito vociferare tra la folla (sul caso indaga la Procura). Ora è provato, stanco, impolverato dalla testa ai piedi. Lo guardo con ammirazione e gli stringo la mano. Un ragazzo che abita poco distante da lì, garantisce che i soccorsi sono stati immediati. Va aggiunto che, nella tragedia, la fortuna è che una caserma dei vigili del fuoco è proprio a poche centinaia di metri, all'imbocco del Gra. Cinque minuti dopo incontro un uomo, sui trent'anni, che abita proprio al piano superiore a dove l'esplosione è avvenuta. «Non c'era niente che la presagiva dice , puzza di gas non ne ho sentita. Solo un grande botto che ha fatto saltare in aria il pavimento e divelto porte e finestre. Ha fatto un danno enorme». È illeso, ma ovviamente agitato, fuma una sigaretta dietro l'altra e, appena mi allontano, qualcuno già lo filma con una telecamere e gli punta in bocca un microfono.
Tornando a casa ripasso in motorino per la piazza e le vie più frequentate della zona. La Rustica, le cui case non si confondono con quelle dei quartieri limitrofi, è una circonferenza che intorno non ha nulla.
Solo una strada, la via Collatina, la congiunge a Tor Sapienza, nota per i fatti di cronaca avvenuti lo scorso anno in via Morandi. Mantiene quasi l'aspetto di un paese nel quale tutti si conoscono e si salutano. Anche per questo senso di familiarità mi è sempre piaciuto viverci.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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