La pressione sugli ospedali scende, ma al momento è l'unico dato acquisito come positivo. L'emergenza sanitaria resta elevata in Lombardia, e ora torna ad alzarsi anche il livello della tensione politica con Roma. Anche stavolta, è stato il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia a innescare lo scontro, a cui ha dovuto rispondere con fermezza il governatore, Attilio Fontana. E con lo stesso tono perentorio, uno stop al ministro è arrivato anche dal governatore veneto Luca Zaia.
Boccia, esponente del Pd, è lo stesso che pochi giorni fa si è esibito sulle mascherine, in quello che anche a sinistra è stato percepito come un discutibile siparietto, per poi giustificarsi in modo poco convincente. Ieri mattina, nel corso di un'intervista rilasciata a Maria Latella a Sky Tg24, ha pensato bene di aprire un nuovo fronte polemico - di cui nessuno sentiva il bisogno in piena emergenza Coronavirus - e ha rischiato di delegittimare ancora una volta la Regione più impegnata nello sforzo per contenere l'epidemia e curare i malati. «Se l'autonomia è sussidiarietà è un conto - ha detto Boccia - se l'autonomia è fare da soli perché si pensa di fare meglio la risposta è no perché crolli. Nessuna Regione ce l'avrebbe fatta da sola, sarebbero crollate tutte». A nessuno, a dire il vero, era passato per la testa di «fare da sé», tanto meno in questi giorni. La Lombardia ha aspettato l'intervento governativo per l'istituzione della zona rossa, si è attenuta alle indicazioni degli organismi ministeriali sui tamponi da eseguire e ha gestito nell'interlocuzione con Roma anche la partita delle misure di rallentamento sociale ed economico. La Lombardia, insomma, ha pazientemente rispettato (e a volte aspettato) il governo.
A Milano, quindi, le frasi del ministro sono suonate pretestuose. E a Boccia ha risposto ufficialmente il presidente della Regione Attilio Fontana: «Invito il ministro Boccia - ha detto - a fare il ragionamento inverso. Quale sarebbe la situazione nel Paese se le Regioni non avessero fatto fronte alla emergenza anche nella fase della sottovalutazione del rischio che ha attanagliato il Governo per giorni e giorni? Basti pensare che in Lombardia abbiamo attivato quasi 1.000 terapie intensive da destinare all'emergenza e stiamo lavorando a tutto campo anche per ciò che riguarda le altre necessità. Come ad esempio il reperimento di mascherine e di ventilatori». «Mi fermo qui perché in questo momento le energie vanno concentrate in altre più gravi direzioni - ha concluso Fontana - Trovo comunque avventate e inopportune, soprattutto per quanto riguarda la Lombardia, le affermazioni del ministro Boccia».
Anche la Lega Lombarda ha risposto per le rime a Boccia. «Dovrebbe cambiare delega e diventare il ministro per il Centralismo» ha ironizzato il segretario Paolo Grimoldi. E il governatore veneto Luca Zaia non si è tirato indietro: «Spero che quello del ministro sia stato uno scivolone o un'uscita infelice» ha detto.
Più tardi Boccia ha smussato, arrivando all'aeroporto di Verona per accompagnare i medici albanesi diretti a Brescia, dove ha trovato ad attenderlo proprio Fontana: «Dire che in questa fase di emergenza nessuno ce la fa da solo non è una critica alle Regioni - ha spiegato - ma è semplice realismo». «Lo ribadisco, nessuno ce la fa da solo. Nemmeno noi».
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