Roma Sono devastanti i primi riflessi sui sondaggi del disastro Marino, tra lo scandalo scontrini e il successivo regolamento di conti nel Pd che ha decretato la fine del sindaco. I numeri rilevati dai sondaggisti di Tecnè e Ipr per Porta a porta decretano un tracollo del Pd a Roma: se oggi si votasse per il sindaco il principale partito della sinistra si fermerebbe al 17/19% (previsione Ipr/previsione Tecnè). Un tonfo clamoroso, se si pensa che alle Comunali del 2013 il Pd raccolse il 26%, e la coalizione che sosteneva Marino il 42. Oggi invece secondo i sondaggi la coalizione si fermerebbe esattamente alla metà dei consensi, il 21%. Con la conseguenza clamorosa di restare fuori dal ballottaggio, visto che gli stessi esperti di tendenze elettorali danno il centrodestra al 26% e soprattutto una clamorosa affermazione dei Cinque stelle con un 33/35% dei voti.
Ipr e Tecnè sono anche molto meno generosi verso l'ex sindaco rispetto alle prime rilevazioni dopo l'annuncio delle dimissioni, che vedevano una eventuale lista Marino all'8%. Secondo le nuove, il chirurgo si fermerebbe al 4%. Eppure a Roma continua ad attecchire lo strano effetto collaterale delle dimissioni per cui romani, anche famosi, che si lamentavano quotidianamente di come era amministrata Roma ora lo difendono perché «almeno moralizzava». Un curioso equivoco che gli osservatori più attenti, inclusi quelli non pregiudizialmente ostili a Marino, smentiscono alla radice. «La questione degli scontrini alla fine era la meno rilevante -dice Riccardo Magi, consigliere radicale eletto nella lista civica Marino sindaco - la verità è che la moralizzazione e l'azione di riforma sono rimaste di facciata, sulle cose importanti non si è mai andati a fondo, come la raccolta rifiuti, con lo scellerato affidamento quindicennale ad Ama, un appalto da 11 miliardi che porterò all'Antitrust e alla Commissione europea e la ricapitalizzazione di Atac con 40 milioni inesistenti, cioè finanza creativa».
E c'è poi il capitolo degli affidamenti diretti, in cui Marino ha battuto i numeri del tanto criticato Alemanno. La moralizzazione alla fine non è andata molto oltre la sacrosanta lotta ai camion bar. Domani un'associazione di consumatori, il Codici, presenterà un dossier che scoperchia un altro calderone capitolino: la gestione degli eventi culturali in mano a Zetema, una delle 80 società nell'orbita comunale. Il Giornale è in grado di anticipare gli estremi della denuncia, che parte innanzitutto dai dati di bilancio disastrosi: nel 2014, in piena gestione Marino, il ricavato degli eventi è calato del 58%, un minor introito di quasi dieci milioni. Il Codici denuncerà anche la pratica di affidamenti diretti di incarichi e appalti e il permanere di un assetto dirigenziale non esente da ombre, secondo l'associazione, eppure mai scalfito da Marino.
Un altro «non nemico» dell'ex sindaco, l'animatore del blog Romafaschifo Massimiliano Tonelli, nelle ore del caso scontrini ha
pubblicato un elenco di «dieci veri motivi (non cretinate tipo viaggi, Papa, Panda e scontrini) per cui Marino avrebbe dovuto dimettersi». Motivi che i romani vivono sulla propria pelle tutti i giorni. E che spiegano i sondaggi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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