Bombe cluster, bufera su Biden. Kiev: "Non le useremo in Russia"

Onu e alleati critici sull'invio di ordigni a grappolo. Gli Usa: "Scelta difficile". Mosca: "Così guerra mondiale più vicina"

Bombe cluster, bufera su Biden. Kiev: "Non le useremo in Russia"
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Una «decisione difficile» che è stata «discussa con gli alleati» e divenuta necessaria perché gli ucraini «sono a corto di munizioni». Le parole con cui Joe Biden ha motivato davanti alle telecamere della Cnn il via libera all'invio a Kiev delle «cluster bomb» non convince del tutto l'opinione pubblica interna e quella internazionale.

Un segnale di come l'Occidente, nello scegliere di stare dalla «parte giusta della storia» con il sostegno all'Ucraina di fronte all'invasione russa, non è però del tutto disposto ad oltrepassare il confine etico rappresentato da una delle armi più controverse delle guerre moderne, messe al bando da oltre 100 Paesi (ma non da Usa, Russia e Ucraina). Poco importa che sia la Russia che l'Ucraina facciano già uso di queste armi sul campo di battaglia. Kiev usa bombe a grappolo proprio di fabbricazione russa e recentemente ha acquisito anche ordigni di fabbricazione turca. «Mosca le usa dall'inizio della guerra», ha infatti ricordato venerdì il consigliere per la Sicurezza nazionale Jack Sullivan nell'annunciare la decisione dell'amministrazione Usa, assicurando che le forze ucraine non impiegheranno le bombe a grappolo in «territorio straniero», ma solo per difendersi e che faranno di tutto per «mitigare» le conseguenze sui civili. Le cluster bomb fornite a Kiev, ha spiegato il Pentagono, avranno una capacità di «inesploso» ridotta. Ci saranno quindi - si spera - meno rischi che ordigni disseminati sul terreno possano esplodere accidentalmente, provocando vittime tra la popolazione, una delle ragioni principali della loro messa la bando. Rassicurazioni sono state fornire sabato anche dal ministro della Difesa ucraino Oleksiy Reznikov: «Abbiamo principi chiave di cui sono stati informati per iscritto i partner. L'Ucraina utilizzerà queste munizioni solo per liberare i suoi territori, non saranno utilizzate sul territorio russo ufficialmente riconosciuto ma solo nelle aree in cui si concentrano le forze armate russe, per sfondare le linee di difesa nemiche». Parole che non hanno convinto tutti gli alleati. La Spagna, per voce della ministra della Difesa Margarita Robles, si è detta nettamente contraria. Più sfumata la reazione di Guido Crosetto. Ricordando che l'Italia ha aderito alla Convenzione che ne vieta l'uso, la produzione, il trasferimento e lo stoccaggio, il capo della Difesa italiana ha però aggiunto che «i russi le usano da sempre. Anche in Ucraina. Dall'inizio». La premier Giorgia Meloni ha ribadito l'adesione del nostro Paese alla Convenzione, ma anche la condanna del nostro Paese all'aggressione russa. Critico anche il premier britannico Rishi Sunak, pure tra i più attivi nel sostegno a Kiev. Il Regno Unito «scoraggia» l'impiego delle cluster bomb, ha detto. La «decisione difficile», presa da Biden per l'invio delle Dpicm (Dual-purpose improved conventional munition), la definizione tecnica per le «bombe a grappolo» contenute nel nuovo pacchetto di aiuti a Kiev da 800 milioni di dollari, si è di fatto resa necessaria per le difficoltà con cui l'apparato militare-industriale Usa e occidentale riesce a fare fronte all'enorme consumo di munizioni sul fronte ucraino. Gli Usa ne hanno gli arsenali pieni dai tempi della Guerra Fredda, ma hanno di fatto smesso di usarle dopo la seconda invasione dell'Iraq.

Le Dpicm verranno usate soprattutto con gli Howitzer da 155mm che Washington ha fornito a Kiev e con i quali gli ucraini mantengono la linea del fronte, cercando al contempo di riconquistare i territori occupati, in un tentativo di sfondamento che finora è stato frustrato dalla resistenza russa. Le cluster bomb avranno la doppia funzione di colpire i mezzi corazzati e la fanteria russi, compensando in parte la disparità di mezzi e forze sul campo. Sicuramente, se ne discuterà ancora nel prossimo vertice Nato.

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