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Boschi difende la sua riforma: "I partigiani veri votano sì". E fa infuriare la sinistra

Il ministro difende la "sua" riforma: "Se vincerà il 'no' lascio anch’io la politica, non lo farà soltanto Renzi". Poi attacca l'Anpi. Insorge la sinistra. Bersani all'attacco: "Non deve permettersi"

Boschi difende la sua riforma: "I partigiani veri votano sì". E fa infuriare la sinistra

Continua la propaganda del governo per difendere la riforma costituzionale. "L'Anpi sicuramente come direttivo nazionale ha preso una linea, poi ci sono molti partigiani, quelli veri, che voteranno sì alla riforma". A In mezz'ora Maria Elena Boschi cita il 97enne partigiano "Diavolo" che ha annunciato che il voto favorevole al referendum. Ieri mattina, al teatro Sociale di Bergamo, Matteo Renzi ha lanciato la campagna per il sì. Oggi tocca alla madrina del ddl difendere in prima persona la "sua" riforma. "Se il referendum dovesse andare male non continueremmo il nostro progetto politico - avverte il ministro per le Riforme - il nostro piano B è che verranno altri e noi andremo via".

Renzi e compagni sono più concentrati sulla partita referendaria che sul risultato delle amministrative. "La partita sulle amministrative è importante, e noi del Pd ci stiamo impegnando per sostenere i nostri candidati - mette le mani avanti la Boschi incalzata da Lucia Annunziata - non è voto sul governo. Che vada bene o male, non è un voto sul governo: quello sarà nel 2018". D'altra parte il premier ha deciso di giocare il proprio futuro politico sul referendum. E con lui tutta la sua corte. People have the power è lo slogan della campagna per il sì. Renzi ha arruolato per l'occasione Patti Smith e un centinaio di costituzionalisti per difendere la riforma costituzionale che, in caso di stop, diventerebbe la pietra tombale di questo governo non eletto dagli italiani. "Anche io lascio, se Renzi se ne va - annuncia - ci assumiamo insieme la responsabilità. Abbiamo creduto e lavorato insieme ad uno stesso progetto politico". Per questo il Giglio magico è pronto a difendere la riforma coi denti. Per la Boschi non è, dunque, irrituale che il governo si prenda la promozione del referendum sulle spalle, anche attraverso il partito. "È già successo con vari governi", dice ricordando come anche per la riforma del 2001 lo fecero i parlamentari stessi. "Addirittura - aggiunge - Leopoldo Elia parlò in Aula dicendo che i parlamentari avrebbero firmato".

La sicumera della Boschi non piace alla sinistra. "Come se anche l'Anpi fosse un covo di gufi - twitta il capogruppo dei deputati di Sinistra Italiana Arturo Scotto - perdere la memoria significa perdere anche la misura". "Come si permette la ministra Boschi di distinguere tra partigiani veri e partigiani finti? Chi crede di essere?", sbotta Pierluigi Bersani. "Siamo forse già arrivati a un governo che fa la supervisione dell'Anpi? - incalza l'ex segretario dem - è evidente che siamo a una gestione politica sconsiderata e avventurista". Non ci va per il sottile il partigiano Umberto Lorenzoni, nome di battaglia "Eros": "Non consentiremo che una dama bellina storpi la Costituzione conquistata con il sangue di migliaia di partigiani". Per Renato Brunetta, invece, si tratta solo di "belle notizie". Perché "se va via anche la Boschi se ne va tutto il giglio magico.

Ne siamo felici - chiosa il presidente dei deputati azzurri - ce ne faremo una ragione".

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