Cronache

Bossetti, via al processo d'appello. La difesa punta sulle foto dal drone

"Un mese prima della scoperta il corpo della ragazza non c'era"

Bossetti, via al processo d'appello. La difesa punta sulle foto dal drone

Sentenza oppure ordinanza con la riapertura del processo attraverso una nuova perizia sul Dna.

Sono questi gli scenari possibili del processo che si apre oggi davanti alla Corte d'Assise di Brescia per Massimo Bossetti, il carpentiere di Mapello condannato il 30 giugno dell'anno scorso all'ergastolo per aver ucciso Yara Gambirasio. Lui è fiducioso: «Ora avrò finalmente giustizia». La difesa punta tra l'altro su immagini dall'alto riprese da un drone che potrebbero svelare nuove verità e tempistiche sulla scena del crimine: cioè il campo in cui fu ritrovato il corpo della 13enne. Le immagini proverebbero infatti che un mese prima, in quel campo, il cadavere non c'era. Yara venne rapita il 26 novembre del 2010 fuori dalla palestra di via Locatelli a Brembate Sopra e trovata senza vita tre mesi esatti dopo, il 26 febbraio del 2011, in un campo di Chignolo d'Isola. Contro Bossetti c'è una prova che i giudici della Corte d'Assise di Bergamo hanno definito «granitica», che sarebbe sufficiente, da sola, a giustificare il massimo della pena inflitta all'imputato, cioè la presenza del suo Dna sugli slip di Yara. Proprio dalla traccia genetica la difesa vorrebbe invece ripartire per ribaltare il primo grado e in aula ribadirà la richiesta di una perizia, come già anticipato nel ricorso in appello nel quale gli avvocati Claudio Salvagni e Michele Camporini scrivevano che «si è ritenuto di poter giungere alla responsabilità penale di un imputato valorizzando un unico elemento (la traccia del dna) in rapporto solo alla sua collocazione (leggins e slip), senza alcuna considerazione in ordine alle ragioni e alle modalità dell'azione, senza alcun raffronto con tracce ben più significative attribuite ad altri, trasformando arbitrariamente, senza alcun riscontro, un possibile contatto in aggressione suicida». Il processo d'appello si aprirà con la relazione sulle indagini e sul primo grado letta dai giudici e l'intervento del sostituto pg che chiederà la conferma del carcere a vita. La Corte, poi, ha già stilato un calendario che prevede altre udienze il 6, il 10 e il 14 luglio, quando, se tutto filerà liscio, i giudici potrebbero uscire dalla camera di consiglio con una decisione. Bossetti, che si è sempre dichiarato innocente, sarà presente in aula, dove invece mancheranno i genitori di Yara, rappresentati dai legali. Nei giorni scorsi, i giudici hanno deciso con un'ordinanza di impedire l'accesso alle telecamere rilevando che, in questo caso, «non risulta sussistere un interesse sociale particolarmente rilevante alle riprese audiovisive».

Sulla pressione mediatica puntano il dito i legali di Bossetti secondo i quali «il processo è stato influenzato e continua a esserlo da pressioni esterne dirette da un lato a trovare un colpevole a ogni costo e dall'altro a esaltare i metodi dell'indagine che hanno portato ad accusare Bossetti».

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