Brasile, raffica di arresti ai vertici della sicurezza. Il caso dei bimbi fermati

In manette Torres, l'ex ministro di Bolsonaro. Violati i diritti dei piccoli. Proteste vietate

Brasile, raffica di arresti ai vertici della sicurezza. Il caso dei bimbi fermati

Secondo le regole statunitensi, chiunque entri negli Stati Uniti con un passaporto diplomatico, come è avvenuto con l'ex presidente Jair Bolsonaro, e poi perde il diritto perché non ricopre più una carica pubblica, può rimanere nel Paese solo per altri 30 giorni. Ciò significa che il suo visto diplomatico scadrà il 30 di gennaio. Già uscito dall'ospedale di Orlando, in Florida, ieri, Bolsonaro ha fatto sapere che presto dovrà farsi vedere dai medici che lo hanno in cura dall'accoltellamento del 2018 e, dunque, tornerà presto in Brasile. Intanto nel paese del samba, il super giudice Alexandre de Moraes continua ad arrestare e ha anche vietato l'occupazione e il blocco di strade e autostrade, oltre che qualsiasi manifestazione organizzata davanti agli edifici pubblici. Gli ultimi arresti, ieri, sono stati un ex comandante della Polizia Militare, un colonnello dell'esercito e l'ex ministro della Giustizia di Bolsonaro, Anderson Torres, che non aveva neanche ancora assunto la direzione della Segreteria per la Sicurezza di Brasilia ma, dall'Epifania, era in ferie negli Stati Uniti.

«Ho ricevuto la notizia che il ministro Alexandre de Moraes ha ordinato il mio arresto e ha autorizzato una perquisizione della mia residenza. Ho preso la decisione di interrompere la mia vacanza e tornare in Brasile. Mi presenterò alla giustizia e mi occuperò della mia difesa. Ho sempre basato il mio agire sull'etica e sulla legalità. Credo nella giustizia brasiliana e nella forza delle istituzioni. Sono certo che la verità prevarrà», ha fatto sapere su Twitter lo steso Torres, che dovrebbe «consegnarsi» a Moraes nelle prossime ore.

Dopo avere arrestato intere famiglie, 599 persone sono state rilasciate ieri perché anziane o madri di bambini piccoli. Per oltre 24 ore, più di 1500 «terroristi» sono stati bloccati in una enorme palestra dell'Accademia nazionale di polizia, a Brasilia, tutti ammucchiati in pochi metri quadrati, ignorando qualsiasi norma di civiltà, per non parlare delle precauzioni anti Covid. Secondo l'articolo 27 del codice penale brasiliano, i minori di 18 anni non sono penalmente imputabili ma soggetti a una legislazione speciale. Ma, soprattutto, in nessuno delle migliaia di video dell'infausto 8 gennaio scorso a Brasilia si vedono bambini invadere edifici pubblici né commettere atti di vandalismo. Tutti sono stati arrestati nelle tende nel campo di fronte al quartier generale dell'esercito capitolino, all'alba di lunedì scorso, quando molti di loro stavano ancora dormendo. Una grave violazione della legge e dei diritti dell'infanzia.

Ieri ancora 527 «terroristi» erano detenuti nella palestra mentre circa 300 erano stati già portati a Papuda, il carcere di Brasilia, dove per un periodo rimase anche l'ex terrorista dei Proletari armati per il comunismo, Cesare Battisti. Carcerate anche una trentina di donne, nella principale prigione femminile di Brasilia.

Sono in tutto 763 le persone attualmente detenute per l'assalto di domenica, mentre è stata anche violata la legge che stabilisce che i detenuti colti in flagrante abbiano un'udienza di custodia entro 24 ore. Ne sono già passate oltre 72. Tutti gli arresti di cui sopra sono stati decisi da Moraes, con un Lula oggettivamente sulla difensiva e che deve aver sentito l'impatto della notizia delle decine di bambini arrestati in modo illegale.

Non a caso, ieri il presidente si è affrettato a dire che è sicuro che la maggior parte dei manifestanti di destra sono «persone pacifiche, con la coscienza a posto, di buon carattere e che non devono essere d'accordo con gli estremisti» visti a Brasilia.

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