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Brexit comincia davvero. Londra si allontana ma Pechino si avvicina

Via libera del Parlamento inglese all'accordo con la Ue. Che trova pure l'intesa con la Cina

Brexit comincia davvero. Londra si allontana ma Pechino si avvicina

Il giorno è arrivato alla fine «del peggior anno di sempre», il 2020 su cui il mondo intero vorrebbe mettere una X come il magazine Time ha fatto in copertina. L'Unione Europea perde il Regno Unito nel mezzo della sfida pandemica che segnerà i prossimi due decenni e apre una nuova relazione con Londra. Ma lo fa all'alba di una nuova presidenza americana, quella meno ostile di Joe Biden, e nel giorno in cui conclude con la Cina i negoziati di un accordo sugli investimenti considerato il più ambizioso mai siglato da Pechino.

Con un voto a larga maggioranza (521 favorevoli e 73 contrari), la Camera dei Comuni di Londra ha approvato l'accordo di commercio e cooperazione post-Brexit raggiunto la scorsa settimana con l'Unione Europea. Il «periodo di transizione», cominciato con l'uscita di Londra dalla Ue il 31 gennaio 2020, finisce oggi senza fratture. Dal primo gennaio 2021 la Brexit è realtà. L'opposizione laburista ha votato a favore (contrari i nazionalisti scozzesi dello Snp, i LibDem, i nordirlandesi del Dup e il gallese Plaid Cymru) e dopo il via libera dei Lord è arrivato anche il consenso formale della regina Elisabetta II, che trasforma l'accordo in legge. I princìpi cardine della futura relazione tra Londra e Bruxelles sono fissati. Boris Johnson può vantarsi di aver rispettato la promessa: la Brexit è fatta, senza ulteriori rinvii, e per di più è consensuale. Combinata alle altre due grandi novità del 2021 - un leader democratico alla Casa Bianca e l'intesa della Ue con la Cina - tanto basta per aprire la strada a nuovi scenari internazionali.

Il primo ministro britannico promette: «Saremo il miglior amico e alleato che l'Ue possa avere, lavorando fianco a fianco ogni volta che i nostri valori e interessi coincideranno». Ma aggiunge senza giri di parole: tutto ciò sarà possibile se gli interessi «soddisferanno il desiderio sovrano del popolo britannico di vivere secondo le proprie leggi, fatte dal proprio parlamento eletto». È il modo del capo del governo conservatore di sfoderare il suo trofeo - la ritrovata sovranità - simbolo di un'impresa in cui nessuno era riuscito nei 4 anni dal referendum del 2016. Ora, spiega Johnson, «potremo stabilire i nostri standard e regolamenti» che potranno essere «interpretati unicamente da giudici britannici nei tribunali britannici».

A ricordargli le prossime sfide, dall'Aula di Westminster, è il leader del Partito Laburista, Keir Starmer, che ha votato a favore dell'intesa per evitare il caos del No Deal, in base al principio «meglio un accordo scarso di nessun accordo», ma mette il dito nella piaga. L'intesa con i 27 Paesi membri della Ue contiene un «buco», che riguarda l'intero settore dei servizi, un pilastro dell'economia britannica, di cui rappresenta l'80 per cento. Non solo: l'accordo porterà «una valanga di controlli, burocrazia e scartoffie per le aziende britanniche» spiega il numero uno del Labour. Ma Johnson ha basato tutta la sua azione politica su fermezza, determinazione e ottimismo e approfitta delle pessime circostanze legate all'epidemia per mostrare quanto pragmatico e promettente possa essere il futuro britannico senza i lacci e lacciuoli della burocrazia europea. Mentre annuncia nuove restrizioni a causa del boom di contagi da coronavirus, celebra il via libera al vaccino Astrazeneca/Oxford/Irbm come «la luce nel tunnel della pandemia», «un trionfo per la scienza britannica». Londra batte di nuovo sui tempi l'Unione europea: comincerà con le vaccinazioni il 4 gennaio, dopo aver già anticipato anche gli Stati Uniti con la prima dose di vaccino al mondo, il Pfizer/BioNTech, iniettato a una novantenne l'8 dicembre.

Nelle stesse ore la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen celebra l'intesa politica di massima raggiunta con Pechino sugli investimenti e proclama soddisfatta che offrirà «l'opportunità per commercio e affari più equilibrati» con la Cina, ricordando che la Ue «ha il più grande mercato unico del mondo». E da Pechino arriva un messaggio inequivocabile destinato agli Usa di Biden: la Cina e l'Europa «sostengono il multilateralismo», dice il presidente Xi Jinping contro l'America First di Donald Trump: «Vogliamo cooperare con tutte le parti, inclusi gli Stati Uniti, per uno scenario di benefici reciproci». Se Londra si allontana, Pechino si avvicina. Il primo gennaio 2021 non sarà solo la fine dell'anno peggiore e della Brexit che diventa realtà. È il preludio di nuovi equilibri geopolitici.

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