Brucia la casa e si uccide con i figli

Marocchino, aveva perso il lavoro: «Temeva gli portassero via i quattro bambini»

Andrea Cuomo

Ha preferito ammazzare i figli piuttosto che perderli. E ha appiccato l'incendio alla casa di Como in cui abitava da solo con i bambini, dopo che la moglie se n'era andata sei mesi fa per dissapori tra di loro e per curarsi una depressione in un centro specializzato.

Faycal Haitot, 49 anni, marocchino, aveva perso il lavoro, aveva perso o quasi la moglie, temeva che il Tribunale dei minori gli portasse via anche i bambini. La sua auto, dicono i vicini, era abbandonata in strada, con l'assicurazione scaduta che non aveva i soldi per rinnovare. Aveva tolto i figli dalla scuola e dalla materna perché non poteva pagare i libri, la mensa, lo scuolabus, il resto. Così ieri mattina, dopo non aver dormito e prima che i piccoli si svegliassero, ha affastellato stracci, coperte, abiti, giornali vecchi e ha dato fuoco all'appartamento al numero 18 di via San Fermo della Battaglia, a Como, che aveva assegnato loro un'associazione, la Fondazione Giovan Battista Scalabrini. Li hanno soccorsi dopo un po', il tempo per i vicini di accorgersi del rogo e di provare inutilmente buttare giù la porta, operazione resa difficile dal crollo parziale di una parete. Quando sono arrivati i vigili del fuoco li hanno trovati tutti e cinque sdraiati su un letto matrimoniale allargato da due materassi messi ai lati, già in condizioni disperate, intossicati dal fumo ma senza una bruciatura. La speranza li ha portati nei diversi ospedali della zona ma il destino li ha riuniti: tutti morti dopo poche ore, il padre, il figlio di 11 anni, le figlie di 7 e 3. A salvarsi inizialmente solo la figlia di 5, che ha lottato per qualche ora dapprima al Sant'Antonio Abate di Cantù e poi al Buzzi di Milano con il cuore che si fermava e ripartiva, prima di arrendersi anche lei in serata.

Una tragedia che mozza il fiato, una scena che ha costretto i soccorritori annientati a fare ricorso all'assistenza psicologica. Haitot aveva perso il lavoro da tempo, si arrangiava facendo piccole cose, a volte il lavapiatti, ma anche per le piccole fugaci incombenze ci vuole un minimo di ottimismo. La famiglia da tempo era seguita dai servizi sociali - il cui aiuto però spesso l'uomo rifiutava - e l'appartamento era stato dato loro da una fondazione benefica, che procurava alloggi messi a disposizione dai privati e pagava l'affitto e il condominio. Faycal Haitot aveva un regolare permesso di soggiorno, riceveva settimanalmente pacchi e sussidi pubblici per tirare avanti e i suoi bambini erano perfettamente integrati. Della moglie si è fatta carico ieri l'Asst Lariana, anche per il necessario supporto psicologico e il sindaco di Como Mario Landriscina ha promesso un occhio di riguardo per questa donna a cui il futuro riserva solo lacrime.

Sui fatti la Procura di Como ha aperto

un'inchiesta. «Valuteremo anche altri reati», dice il procuratore Nicola Piacente. Ma appare più che mai un atto formale, un triste burocratico scrupolo, uno sbuffo di formalismo inutile. Tutto è chiaro, tutto è terribile.

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