Brunetta infilza Ferrara: "Servo della Merkel"

Il giornalista elogia l'austerity. La replica: "Una buffonata"

Brunetta infilza Ferrara: "Servo della Merkel"

Roma - Tempi di confusione sotto il cielo, tempi di «giovani (ma anche attempati, ndr ) ardenti cosmopoliti del cazzeggio». La Grexit scalda menti e cuori, la grecità mostra il suo lato perverso nella grevità argomentativa. Tutto ribolle, e dunque anche due pesi massimi (chilo più chilo meno) del centrodestra, ancor più del berlusconismo già imperante, se le scambiano di santa ragione. Giuliano Ferrara e Renato Brunetta, quasi plastica coerente incarnazione dell'epopea Golia contro Davide, oggi Germania versus Grecia (si potrebbe dire anche Totò contro Maciste).

I fatti. Sul romanissimo Foglio fu-Ferrara ora Cerasa, il Fondatore strapazza come suo costume i poveri ma belli inneggiando ai ricchi mostri. Fuor dal gergo fogliante, Ferrara prende le parti della teutonica a(r)mata, al punto da agognarne il sovrappeso e l'intraducibile Angelona Merkel in versione Lilì Marlene, Elsa Fornero in qualità di santa Maria Goretti e via esagerando su Monti. Di provocazione in provocazione, Giulianone maramaldeggia su Tsipras e finisce, in questo furor di Vae Victis , guai ai vinti, per invitare l'(ex?) amico Brunetta a riflettere (notoria l'allergia brunettiana al Quarto Reich che ci ritroviamo). Ma non resiste alla battuta: «Ex premio Nobel Brunetta».

Mal gliene incolse. La replica del capo dei deputati di Forza Italia si protende dal sito Dagospia con una lettera aperta che piomba fino alle barbose gote di Ferrara come un ceffone a mano aperta. I passi più sapidi della pizza stampata in pieno volto? L'attacco è sereno, però del tipo: #staiserenogiulianone : «Caro(gna) Giuliano, sono l'amico ed ex Nobel Brunetta, del resto chi non è vedovo di qualche speranza giovanile? Solo tu non sei vedovo del tuo comunismo originario». Tu pensi, scrive Brunetta, che «solo la forza merita ossequio... Però te ne vergogni. Lo si capisce dal fatto che hai bisogno di mascherare la viltà di acciambellarti ai piedi del vincitore con qualche contorsionismo buffonesco. Quando infatti il servilismo è evidente, esiste una sola arma per cavarsela apparendo intelligenti e belli: fare l'istrione». Qui finisce il preambolo, e si passa all'azione, allo sturm und drang brunettiano. «La tua astuzia pachidermica ti ordina di fare l'istrione per mascherare il servilismo verso il padrone. Credi che l'intelligenza sbracata possa sostituire coerenza e dignità». E ancora: «Ma io ritengo moralmente perverso teorizzare l'occupazione manu anzi pede militari della Germania, e trasformare il proprio pensiero nell'organo ufficiale di Vichy, povero grande Petain de' Noantri. Sei un Rigoletto, figura tragica e infelice». Di più: «Ti inchini a Merkel, a Monti, a Renzi-Marchionne. E si svela l'arcano, molto materialista. Il tuo Foglio è come la Grecia: non ha mai fatto un euro di profitto. L'unica speranza? Essere comprato da un principe nuovo e sempre uguale.

La Merkel? Troppo pitocca, guarda come ha bastonato la Grecia. Meglio questi due, o qualche loro promanazione paraverdiniana, che si faccia carico dei debiti. Fino al prossimo Principe». Fino alla prossima capocciata. Irresistibile.

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