Bruxelles alla "guerra" del condizionatore

L'Europa, divisa (quasi) su tutto, chiede ai cittadini di spegnere l'aria

Bruxelles alla "guerra" del condizionatore

«Si sa che la gente dà buoni consigli se non può più dare cattivo esempio». Spiace dirlo, ma il grande Fabrizio De André si sbagliava. C'è infatti chi dispensa raccomandazioni di buon senso dando proprio cattivo esempio. Il vicepresidente della Commissione Ue, Frans Timmermans, è tra questi. «Abbassando un po' la temperatura del riscaldamento in inverno e non attivando troppo presto l'aria condizionata in estate, si tolgono soldi dalle tasche di Putin». Giustissimo: una tacca in meno fa persino bene alla tutela dell'ambiente, ancor più intossicato dalla guerra in Ucraina. Un tema verso il quale Timmermans, che ha la delega per il green deal europeo, dovrebbe essere particolarmente sensibile. Peccato che a Palazzo Berlaymont, quartier generale della Commissione Ue, tirasse ieri un'aria siberiana. Colpa di un'improvvisa gelata che ha colpito Bruxelles? Pare di no: nella capitale belga il termometro segnalava 27 gradi. Clima caldo, da sudorazione ascellare con afrore incorporato, tale da suggerire di mettere i condizionatori a palla. Lo zar Vlad ringrazia.

L'inferno è lastricato di buone intenzioni, ma forse qui si esagera. Quell'Unione europea incapace di darsi una linea comune sulle sanzioni, di raschiare il fondo del barile del Next Generation Ue per affrontare l'emergenza energetica e di lasciarsi folgorare sulla via dei pannelli solari senza considerarne costi e vincoli d'installazione, demanda al buon senso dei cittadini il compito di andare alla guerra del termosifone (modalità inverno) o del Pinguino De'Longhi (modalità estate). Forse contando sul fatto che lo smart-working, con lo sdoganamento del lavoro in mutande e canottiera, rende più tollerabile la canicola.

La logica è la stessa, binaria e ridotta all'osso, di Mario Draghi quando esortava gli italiani a decidere fra «la pace o il condizionatore acceso». La vita è un tantino più complicata, e nel ventunesimo secolo lo è ancor di più. Timmermans, da democratico convinto qual è, aggiunge che «sarà comunque sempre una scelta libera e individuale dei nostri cittadini» smanettare con le valvole dei caloriferi e con la temperatura dell'aria condizionata col gusto di togliere rubli dalle casse del Cremlino. Decisioni in totale autonomia che potrebbero però aver vita breve se Mosca decidesse di chiudere i rubinetti del gas, costringendo l'Europa a razionare i consumi.

L'Italia lo ha già fatto nella Pubblica amministrazione, con la stretta a termosifoni e condizionatori. Il passo successivo è l'estensione al privato dell'austerity coatta. A Timmermans val dunque la pena ricordare quanto diceva Longanesi: «Non datemi consigli, so sbagliare da solo».

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