Guerra in Ucraina

Dopo Bucha addio al dialogo. Il fronte moderato di Macron ora dovrà allinearsi a Biden

Nella storia delle guerre vi sono tragedie ed eventi capaci di imprimere svolte più decisive delle battaglie combattute sul terreno

Dopo Bucha addio al dialogo. Il fronte moderato di Macron ora dovrà allinearsi a Biden

Nella storia delle guerre vi sono tragedie ed eventi capaci di imprimere svolte più decisive delle battaglie combattute sul terreno. Nel 1968 il massacro di My Lai in Vietnam cambiò la percezione americana della guerra spingendo Washington al ritiro dal Sud Est Asiatico. Nel 1982 la strage di Sabra e Chatila trasformò Ariel Sharon da vincitore del Libano a grande imputato. L'eccidio nel villaggio di Racak del gennaio 1999 decise l'intervento della Nato in Kosovo. I morti e le fosse comuni di Bucha negati da Mosca, esibiti alla stregua di un genocidio da Kiev e usati da Joe Biden per definire Vladimir Putin un «criminale di guerra» promettono oggi d'imprimere un'immediata, quanto inattesa, svolta al conflitto ucraino. Sul fronte politico ed economico la prima conseguenza prevedibile è la ricucitura delle smagliature manifestatesi all'interno dell'Alleanza Atlantica. Dopo Bucha il fronte moderato, guidato dalla Francia di Emmanuel Macron e dalla Germania del Cancelliere Olaf Scholz, dovrà non solo accettare la prospettiva di un definitivo addio al gas russo, ma anche rinunciare a qualsiasi negoziato con il Cremlino capace di garantire una soluzione di compromesso al conflitto. Il definitivo addio al gas russo, particolarmente penalizzante per Germania e Italia dipendenti per il 49 e il 40 per cento dalle forniture russe, potrebbe venir seguito dalla decisione comune dell'Alleanza di garantire a Kiev la fornitura di armamenti ben più potenti come sistemi anti-aerei a guida radar, missili antinave, droni e carri armati. Il timone del conflitto, e delle inerenti scelte politiche e strategiche, passa insomma nelle mani di quel fronte assai più intransigente guidato da Washington e Londra e in cui si riconoscono gran parte dei paesi dell'Est europeo (Ungheria esclusa) e dei paesi Baltici. Un fronte che guarda al conflitto ucraino come l'occasione migliore per ridimensionare la Russia e cercar, magari, di far cadere Vladimir Putin. Non a caso ieri il presidente statunitense ha usato le immagini di Bucha per definire Putin «criminale di guerra», esigere un «processo per crimini di guerra e giustificare la fornitura all'Ucraina di tutti gli «armamenti necessari». Parole a cui si è allineato il Cancelliere Scholz chiedendo che i crimini siano indagati e i mandanti siano considerati «responsabili». In piena sintonia con la Casa Bianca è sembrato, stavolta, anche Macron. «Le autorità russe - ha detto il presidente francese - dovranno rispondere di questi crimini». Ma la svolta più significativa rischia di essere quella diplomatica. La richiesta della Casa Bianca di processare Putin per «crimini di guerra» rende praticamente inevitabile la fine di qualsiasi dialogo con il Cremlino. Anche perchè a questo punto il presidente russo è ben consapevole che un'intesa con la Francia di Macron, la Germania di Scholz o qualsiasi altro interlocutore europeo, non gli risparmierebbe un'incriminazione. Ma la fine di qualsiasi negoziato diretto accompagnato dalla fornitura a Kiev di nuove armi o, addirittura, dalla esplicita disponibilità di Varsavia ad ospitare sul proprio territorio ordigni nucleari statunitensi, implica inevitabilmente due conseguenze. La prima è l'inevitabile prolungamento di una guerra destinata ad arrestarsi solo quando il Cremlino avrà conseguito le previste conquiste territoriali su fronte sud orientale dell'Ucraina. O, in alternativa, quando Mosca dovrà ritirarsi perchè logorata dalle sanzioni o dalle perdite subite sul terreno. Senza contare che il prolungarsi e l'inasprirsi del conflitto determinato dal dopo-Bucha contiene anche l'inevitabile rischio di un'escalation.

Perchè un Vladimir Putin messo con le spalle al muro e trattato alla stregua del serbo Slobodan Milosevic, o del libico Muhammar Gheddafi, può anche decidere che il vero nemico da combattere non è più l'Ucraina, ma l'Alleanza Atlantica.

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