Buenos Aires, la bomba al derby fa esplodere tutta l'Argentina

I tifosi del Boca Juniors lanciano un ordigno rudimentale nel tunnel contro 4 giocatori del River Plate. Partita sospesa e caso nazionale

Buenos Aires, la bomba al derby fa esplodere tutta l'Argentina

Q ualche anno fa un giornale inglese, The Observer , si divertì a stilare l'elenco dei 50 eventi sportivi mondiali a cui un fan non avrebbe dovuto rinunciare prima di morire: al posto numero uno c'era vedere il più importante derby calcistico di Buenos Aires. Il superclásico: Boca Juniors contro River Plate.

Vedere naturalmente se gli occhi non ti bruciano e non stai piangendo tutte le tue lacrime. Perché l'altra sera nella Bombonera (così si chiama lo stadio del Boca, che ha la caratteristica di non avere una tribuna a causa della ristrettezza del lotto in cui fu costruito) è accaduto questo: quattro giocatori ospiti sono stati messi fuori causa da una specie di ordigno rudimentale composto di gas urticante lanciato dai tifosi di casa attraverso un buco della recinzione direttamente nel tunnel che porta al campo. I quattro, Ramiro Funes Mori, Leonardo Ponzio, Leonel Vangione e Matias Kranevitter stavano rientrando in campo dopo l'intervallo, il risultato era di 0-0 e la qualificazione ai quarti di finale della Coppa Libertadores (la Champions League sudamericana) in bilico, avendo vinto il River l'andata per 1-0. Il Boca aveva ancora tutto il tempo per ribaltare il risultato e agguantare la qualificazione. Cosa che probabilmente non potrà più fare: i quattro giocatori del River non hanno potuto riprendere il gioco e il Boca pagherà quasi sicuramente con partita persa (anche se c'è chi ventila di far disputare il solo secondo tempo in campo neutro e a porte chiuse) e probabile maxisqualifica dai tornei continentali.

Prendete Roma-Lazio. Aggiungete un pizzico di Barcelona-Español, un po' di Manchester City-Manchester United e di Real-Atlètico. Poi mischiate con il brasiliano Flu-Fla (Fluminense-Flamengo, la stracittadina di Rio de Janeiro) e con l'uruguayano Nacional-Peñarol. Avrete così una vaga idea di cosa sia il Superclasico bairense tra i Millionarios del River (la Juventus argentina e il soprannome spiega tutto) e gli Xenezeis del Boca, che devono il loro soprannome al fatto di essere stati fondati da emigrati di origine genovese ai primi del Novecento. La partita è stata già funestata da episodi drammatici. Come quello avvenuto il 23 giugno 1968 allo Stadio Monumental: 71 tifosi quasi tutti giovanissimi morirono schiacciati dal cancello nº 12. Dopo tre anni di indagini nessuno fu riconosciuto colpevole e l'unica conseguenza della tragedia fu che da allora al Monumental (dove dieci anni dopo sarebbe stata disputata la finale del Mundial) le uscite sono indicate da lettere e non da numeri.

Ma quello che è accaduto l'altra notte è forse ancora più assurdo, per la scientifica stupidità con cui è stato portato a termine un piano evidentemente studiato a tavolino. «È vergognoso dover subire una esperienza del genere», dice l'allenatore del River Plate, Marcelo Gallardo. Ma forse ancora più assurdi sono due particolari: la lunga trattativa al termine della quale l'arbitro Dario Herrera ha preso una decisione che appariva scontata, la sospensione del match, subendo le pressioni di giocatori e dirigenti del Boca perché la partita riprendesse. E l'applauso tributato agli Xenezeis dai tifosi alla fine.

Non c'è da soprendersi se al termine di quella che i giornali argentini hanno definito Noche de la Vergüenza (non c'è bisogno di traduzione), che rischia di provocare anche un terremoto politico, il procuratore generale di Buenos Aires Martin Ocampo abbia deciso la chiusura temporanea dello stadio per le indagini. Bombonera sì, ma con bon bon urticanti.

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